Le polveri degli incendi in Canada hanno raggiunto la Valle d’Aosta
Sono arrivate fino alla Valle d’Aosta le polveri sprigionate nelle scorse settimane da alcuni devastanti incendi in Canada, nella Columbia Britannica, Alberta, Quebec e Ontario. A rilevarlo è la strumentazione dell’osservatorio solare e atmosferico di Arpa Valle d’Aosta.
“Chi, tra ieri e oggi, ha osservato il cielo, non avrà potuto fare a meno di notare un’atmosfera “lattiginosa“, peraltro in grado di annebbiare il panorama delle montagne. – spiegano i tecnici di Arpa – Questo effetto è spesso dovuto alla presenza in atmosfera di piccole particelle, le cosiddette “polveri”, che diffondono attorno a sé la luce solare”.
Hundreds of #wildfires continue to rage across Canada🇨🇦, producing huge clouds of smoke☁️ which are traveling all the way to Europe
⬇️As shown in this #Copernicus #Sentinel3🇪🇺🛰️image, on 28 June, the smoke had reached #Sardegna🇮🇹 after travelling thousands of km pic.twitter.com/NW99NgSLyB
— Copernicus EU (@CopernicusEU) June 29, 2023
Alle polveri nostrane, per esempio dal traffico, dal riscaldamento o dal risollevamento ad opera del vento, si aggiungono frequentemente le particelle trasportate dalla Pianura Padana, “perché la direzione prevalente del vento nei pomeriggi di bel tempo è dalla pianura alla montagna (brezza)”. Non sono mancate anche le polveri del deserto, le ultime nella scorsa settimana (19-22 giugno 2023), con la pioggia lasciava macchie marroncine .
L’area colpita dagli incendi in Canada è stimata in 76.000 km² , con un quantitativo record di carbonio emesso in atmosfera pari a 160 milioni di tonnellate. Il fumo a inizio giugno haavvolto la costa orientale degli Stati Uniti, creando gravi problemi nella qualità dell’aria, per esempio, a New York.
Gli strumenti di ARPA Valle d’Aosta hanno rilevato alcuni strati elevati già nella prima metà di giugno. Il 27 giugno è stato visibile però per la prima volta uno strato di polveri a 6000 m di quota, poi sceso verso terra. Ulteriori strati erano visibili anche ieri, 28 giugno.
“La strumentazione sensibile alla radiazione solare, e quella basata sull’emissione di un laser, indicano particelle in quota grandi approssimativamente qualche decimo di micron e di forma sferica, caratteristiche compatibili con la loro origine. – spiegano ancora i tecnici – A terra è stato notato nella giornata del 27 giugno un leggero aumento delle polveri PM10 in corrispondenza dell’arrivo a terra dello strato, con dimensioni simili a quelle misurate in atmosfera. Le concentrazioni di PM10 non destano preoccupazione e sono pienamente entro i limiti normativi”.
Le polveri, inoltre, “sono state fortemente diluite all’interno delle masse d’aria durante il lungo trasporto”.
Ci si attende che episodi di questo tipo possano aumentare nel futuro a causa dell’aumento globale delle temperature (fonte: Nature –> link: https://www.nature.com/articles/d41586-023-01902-4).