Sul ghiacciaio del Timorion mai così tanta neve negli ultimi 20 anni
La neve è arrivata tardi, ma alla fine è arrivata e abbondante. A testimoniarne oggi gli accumuli è l’Arpa Valle d’Aosta. Le misurazioni condotte nei giorni scorsi sul Ghiacciaio del Timorion a Valsavarenche mostrano un accumulo di acqua nella neve registrato tre volte superiore a quello della stagione 2022/23, oltre a essere anche il valore massimo della serie storica di monitoraggi dal 2001. Per il Ghiacciaio del Rutor a La Thuile la stagione 2023/24 si posiziona al secondo posto per abbondanza di massa nel periodo di monitoraggio di 20 anni.
“La stagione invernale 2023/24, rispetto a quella precedente, è stata mediamente più ricca di precipitazioni, concentrate soprattutto nel periodo del tardo inverno e inizio primavera. – ricorda l’Arpa Vda – Dopo un avvio dell’anno 2024 con temperature superiori alle medie storiche, i mesi di aprile e maggio sono stati caratterizzati da valori di temperatura nella media, o addirittura di un grado più bassi (maggio), favorendo la conservazione del manto nevoso fine alla fine di maggio. A livello locale, i valori di neve accumulati sono variabili in funzione del settore geografico e della quota, fattori che influenzano sia le dinamiche degli accumuli rispetto alla tipologia di perturbazione che li ha generati, sia il metamorfismo e la fusione nel periodo primaverile”.
Negli anni scorsi sul ghiaccio del Rutor venivano registrati apporti nevosimaggiori rispetto al Timorion. “Questo veniva ricondotto alla posizione geografica sensibilmente differente dei due apparati: il Rutor più “esterno” e quindi più soggetto agli apporti derivanti dalle perturbazioni atlantiche e il Timorion più “interno” e quindi meno coinvolto da quest’ultime”. Quest’anno però tale differenza sia venuta a mancare, mettendo in luce un più uniforme e ricco apporto di precipitazioni nevose sui due apparati glaciali.
Sul ghiacciaio del Timorion, il manto nevoso, misurato in 91 punti, ha mostrato spessori variabili da 315 a 650 cm nella zona di accumulo (con un’altitudine media di 3.350 m s.l.m.) e da 190 a 400 cm nelle quote inferiori, con un’altitudine media di 3.250 m s.l.m.
La densità media, rilevata in due punti significativi per rappresentare il comportamento degli accumuli su ampie aree del ghiacciaio, è stata di 426 kg/m³, determinando un accumulo specifico pari a 1.800 mm di equivalente di acqua.
Il valore registrato quest’anno si pone al massimo della serie storica iniziata nel 2001 segnando un accumulo circa tre volte superiore rispetto a quello registrato nell’inverno 2022 – 2023 (630 mm) e di 400 mm superiore rispetto al massimo registrato nell’inverno 2012/2013 (1.413 mm).
“Le trincee nivologiche, utilizzate per la misura della densità del manto nevoso alle diverse profondità, hanno messo in evidenza ripetuti orizzonti contenenti sabbia giunta dalle aree sahariane nel corso dell’inverno e primavera 2024. – prosegue la nota di Arpa Vda – La deposizione di tali particelle, oltre ad essere di interesse per la comprensione dei fenomeni di circolazione atmosferica a larga scala e ad avere ripercussioni sul monitoraggio della qualità dell’aria in area urbana, ha un impatto rilevante sulle dinamiche di fusione: gli strati arricchiti in sabbia, quando riappaiono in superficie, assorbono più luce (energia) ed aumentano il tasso di fusione accelerando la perdita di neve e incrementando i deflussi superficial”.
Il rilevo annuale dell’accumulo del ghiacciaio del Timorion è stato effettuato in collaborazione con gli operatori del Corpo di Sorveglianza del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Sul Rutor, sulla base di 116 misure manuali e 226 misure geofisiche, l’accumulo medio è calcolato pari a 472 cm (con minimi di 210 cm alla fronte destra e massimi superiori ai 600 cm nell’ampio plateau sommitale). La densità media del manto, determinata sulla base di 4 misure effettuate sul ghiacciaio, è pari a 455 kg/m3 (massima e minima rispettivamente pari a 518 e 422 kg/ m3).
L’accumulo specifico è pertanto pari a 2.092 mm di equivalente d’acqua, valore che colloca l’inverno 2023/24 al secondo posto per abbondanza di massa, nel periodo di monitoraggio (20 anni), di poco inferiore al valore massimo registrato nella serie del 2013.