Valle Virtuosa denuncia: “Servizio rifiuti scadente, la Regione non applica il piano approvato”
Rien à fêter quest’anno per Valle Virtuosa. L’undicesimo anniversario della vittoria del referendum contro la costruzione in Valle d’Aosta di un pirogassificatore si scontra, infatti, con l’amara constatazione, di “un servizio rifiuti offerto ai valdostani scadente perché la Regione continua a non seguire le direttive dei Piani di Gestione quinquennali da essa stessa commissionati ed approvati”.
Tutto nasce da un “pellegrinaggio” avviato dall’associazione nei 74 comuni valdostani per comprendere come avviene la raccolta rifiuti. Molok, campane, cassoni in finto legno, ptr, cassonetti di ogni tipo di colore – “ma non quelli previsti dall’Europa” – fino ai totem in metallo adottati dalla Valdigne.
“Dopo undici anni dalla vittoria del referendum, dove avevamo chiesto di adottar sistemi omogenei di raccolta” evidenzia Jean Cheillon “Ci troviamo con due piani di gestione dei rifiuti e sistemi completamente disomogenei”. In alcuni piccoli comuni i volontari dell’associazione hanno rilevato “anche tre tipologie diverse di raccolta”.
Una situazione che secondo Valle Virtuosa, oltre a favorire l’abbandono di rifiuti, “non giova all’ambiente e neppure alle tasche dei valdostani“. Perché come ricorda Paolo Meneghini “il sistema di gestione lo paghiamo con i nostri soldi e le tariffe alte stanno a significare che il sistema non è efficiente”.
L’Associazione, chiedendo un incontro all’Assessore denuncia,”gravi inadempienze” e la “pericolosa mancanza di trasparenza dell’Assessorato all’ambiente” sulla gestione del servizio rifiuti in Valle d’Aosta. “Sebbene le direttive del Piano regionale siano estremamente chiare e ben definite, l’Ato-Regione e i SubATO tardano ad adottarle” con il rischio di “non riuscire a raggiungere gli obiettivi nazionali e europei”. Ovvero l’80% di differenziata entro il 2026, l’effettivo riciclo di materia al 65%, il conferimento in discarica sotto il 10% (per legge entro il 2035).
Ritardi che Valle Virtuosa imputa a “precise scelte gestionali” della Regione. Fra queste: le tariffe di conferimento adottate al Centro regionale di Brissogne “ingiuste e sbagliate perché non applicano il principio ‘’Chi inquina paga’”, la raccolta dell’organico che “continua ad essere inadeguata perché la Regione non ha mai promosso con determinazione il compostaggio di comunità e agricolo”, ma anche la scelta della frammentazione dei SubATO “che produce costose ridondanze operative e amministrative che aggravano i costi di gestione”.
Il Piano rifiuti, oltre ad indicare il cronoprogramma da seguire, stabiliva la pubblicazione di rapporti di monitoraggio annuali, di cui non vi sarebbe traccia da tre anni. A questa inadempienza se ne aggiungono altre come “la mancata convocazione dell’Osservatorio regionale dei Rifiuti” e “la mancata definizione (entro il 31.12. 2022) dei criteri per l’individuazione delle aree tecnicamente ed economicamente gestibili dal servizio porta a porta (anche on demand) da parte dell’Assessorato, dei SubATO e del Celva”.
La clessidra scorre e il tempo a disposizione, ricorda l’Associazione, non è più molto. “Il quarto lotto della discarica ha una capienza di 383mila metri cubi ed è già stata occupata per 64mila metri cubi, ne rimangono 318mila metri cubi. Al 2020 davano 10,6 anni di vita alla discarica, sapete bene quanto è lenta la macchina amministrativa a trovarne un’altra. ” ricorda Sauro Salvatorelli “Per questo è necessario assolutamente ridurre la quantità di prodotti che vanno in discarica e la produzione a monte dei rifiuti, cosa di cui si parla poco, oltre ad aumentare la quantità e qualità delle raccolte differenziate”.