Aosta avrà un nuovo palaghiaccio
Aosta avrà un nuovo palaghiaccio. Il progetto è stato approvato oggi, in Consiglio comunale, dalla sola maggioranza – e neanche tutta – mentre l’opposizione non prende parte al voto.
Discorso che arriva da lontano: l’attuale struttura è a fine corsa, e nel 2026 sarà chiusa. Nel mezzo, un primo progetto di un nuovo impianto di co-generazione – poi spostato sul “bando periferie” di renziana memoria –, un leasing in costruendo e, poi, il tentativo di accedere ai fondi Pnrr. Tentativo riuscito, per 1,5 milioni di euro, ma alla fine saltato.
Anche la nuova struttura sarà realizzata attraverso un leasing in costruendo, i cui contorni sono disegnati dal dirigente comunale Marco Framarin iniziando da due cifre: vent’anni di gestione da parte di un raggruppamento di soggetti privati – le società Techne SpA, Art on Ice Aosta e Iccrea BancaImpresa SpA –, e un costo totale di 14 milioni 878mila 484,64, Iva esclusa.
Framarin spiega: “Il Comune ha ricevuto una proposta spontanea di locazione finanziaria sul palaghiaccio. L’attuale palazzetto è arrivato oramai alla sua fine vita. Problemi di obsolescenza tecnologica, eccessivo dispendio energetico e problemi anche di natura sismica ne stanno determinando la fine”.
“L’Amministrazione si è quindi interrogata sulla possibilità di mantenere in vita un movimento sportivo che in questi giorni è di particolare successo, ma che in generale ha una frequentazione importante sia a livello agonistico, sia per la pratica sport ludica. Parliamo di circa 500 atleti per l’agonismo. In realtà sono ben di più se ci riferiamo alla frequentazione della struttura”.
Il progetto
Il nuovo palazzetto verrà costruito – come sarebbe stato per il progetto Pnrr – di fronte alla struttura attuale, che verrà demolita a fine lavori. Ad invertirsi saranno anche le due aree parcheggio che vediamo oggi.
Due i piani: in quello terreno ci sarà il campo di gioco, un corridoio di sicurezza con un ambiente con il condizionamento dell’aria e separato dal resto. In alto, vedranno la luce i locali per l’accoglienza, il noleggio e l’affilatura dei pattini, ma anche i servizi igienici per il pubblico e gli spazi per accogliere gli spogliatoi per il pubblico.
A questo si aggiunge un vano per la centrale di produzione del ghiaccio e gli impianti di condizionamento, la macchina rasaghiaccio e, separato dalla parte pubblica, gli spogliatoi. Saranno sei, di 40 m2 l’uno, con servizi igienici e gli spogliatoi per gli arbitri.
A sud, verso corso Lancieri, verranno realizzate due palestre per gli allenamenti ed eventuali riabilitazioni, spazi di servizio per le società ed un vano essicatoio.
Il piano superiore ospiterà invece un corridoio di accesso agli uffici delle società sportive e l’accesso alle due piste di curling che potranno essere omologate per le manifestazioni nazionali e internazionali.
Le tribune saranno posizionate sia a nord sia a sud, ed è prevista una sala regia per le riprese televisive. I posti saranno meno rispetto ad oggi: si passerà infatti dagli attuali 1.381 ai futuri 1.099 spettatori. Ovvero, 282 posti in meno ma, dice Framarin “guadagneremo in sicurezza, visibilità, e dotazione di parcheggi”.
In esterna, spiega ancora il dirigente, “la parte con il tetto ondulato avrà pannelli fotovoltaici. Il palazzetto avrà le più recenti tecnologie per l’isolamento energetico e la certificazione Leed, Leadership in Energy and Environmental Design. È un progetto che nasce dall’inizio per essere adeguato dal punto di vista energetico e ambientale”. L’impianto che servirà per creare il “freddo”, invece, servirà per produrre il calore a servizio della vicina piscina comunale.
“Il dimensionamento è pensato per favorire l’organizzazione di tornei nazionali e internazionali – prosegue –, e risponde agli standard delle varie federazioni, dalla Federazione italiana sport del ghiaccio come l’International hockey federation”.
Le spese per il Comune
I privati si occuperanno della progettazione, la realizzazione e la manutenzione dell’edificio. Il Comune, di sua parte, prevede il pagamento di una rata iniziala di un “maxi canone” di 6 milioni di euro, destinata ad essere finanziata o da un mutuo o da risorse proprie dell’ente. Annualmente, l’Amministrazione un canone da 738mila euro, a cui si sommano le spese di manutenzione (quotate in 47mila euro annui). Tra vent’anni ci sarà la rata finale, con il riscatto dell’impianto.
Rispondendo alle critiche dell’opposizione – ne parleremo dopo –, Framarin parla delle spese che l’Ente avrà ogni anno: “Sì, si indebitano e si ingessano i bilanci futuri. Non sono un economista, ma questa è una grossa opera pubblica. Ma, rispetto al totale dell’impatto di bilancio è una spesa sostenibile. C’è il parere contabile che lo attesta. Dobbiamo proci il problema in positivo di creare valore e con quest’opera lo facciamo. Anche non fare niente ha un costo: la chiusura del palazzetto del ghiaccio cui andiamo incontro ha un costo inestimabile per i danni che facciamo all’attività sportiva e all’indotto”.
Per questo, il leasing in costruendo prevede – almeno sulla carta – un cronoprogramma serrato: gara nei primi tre mesi del 2024, per essere operativi nella seconda parte dell’anno. La durata dei lavori varia dai 12 ai 18 mesi. Questo – sempre nei piani – con l’obiettivo di non lasciare i fruitori dell’attuale palaghiaccio “a piedi”. “L’idea – ha detto ancora il tecnico – è quella di proporre la demolizione della struttura attuale costruendo prima, quindi senza interruzione dell’attività. Se dovessimo adeguare il palazzetto di oggi dovremmo anzitutto interrompere le attività all’interno che dovrebbe così migrare altrove. E avremmo di fronte anche degli interventi molto costosi per renderlo conforme alle normative, perdendo almeno metà degli spettatori delle tribune”.
“C’è chi dice no”: tutte le perplessità dell’opposizione
L’opposizione, tecnicamente, non è contraria tout court. La decisione di non prendere parte al voto parte dalla denuncia di una mancata condivisione di un progetto così importante – e impattante –, e da una delibera dal peso specifico significativo arrivata ai consiglieri all’ultimo momento.
Non un’operazione fatta “con il favore delle tenebre” – si direbbe dopo gli scambi di cortesie parlamentari tra la premier Meloni e il pentastellato Conte –, ma poco ci manca.
“Dobbiamo riflettere bene – ha detto Bruno Giordano (Lega) –. Oggi consegniamo un’eredità a chi viene dopo di noi. Mettetevi nei nostri panni che fino a 48 ore fa non sapevamo nulla. Non si butta lì a cuor leggere un voto da 15 milioni di euro. Se non spieghiamo perché di questa scelta e che cos’è, perché il leasing in costruendo, credo che cittadini meriterebbero di sapere qualcosa in più. Rintuzzando: “Non ci avete dato la possibilità di farci un giudizio formato e informato. Io amo mia città, ma la nostra intenzione è quella di non partecipare al voto. In politica spesso forma e sostanza sono facce della stessa medaglia”.
La pensa così anche Giovanni Girardini, capogruppo de La Renaissance: “Oggi ci chiedete un voto cieco, al buio. La presentazione di questo dossier è talmente rapida che nessuno può dire di aver avuto gli strumenti ed i tempi per esprimerci”. Ma non solo: “Ci sconcerta il fatto che per questo progetto, senza ombra di dubbio di sicuro interesse regionale, dobbiamo ‘vendere’ tutto al privato perché non siamo in grado di gestirlo. Ma la Regione, composta dai membri dei vostri gruppi (di maggioranza, ndr.), cosa fa?”.
“Sono assolutamente basito – ha spiegato invece il vicepresidente del Consiglio Renato Favre (Forza Italia) –. Mai in 25 anni, pur di fronte alle evidenze e alle emergenze, ho mai visto gestire un dossier di questa rilevanza in questo modo. E noi dovremmo prenderci la responsabilità di schiacciare il bottone?”.
Sergio Togni (Lega), attacca: “Non è una somma di funzioni, un progetto deve avere una visione. Questo è un progetto ‘da esame di Stato’. Poi, qui viene sempre dato tutto all’esterno: il teatro ‘Giacosa’ in co-progettazione, il Marché Vert Noël, per vent’anni l’illuminazione pubblica la gestirà qualcun altro. C’è anche una Amministrazione in costruendo? Allora chiudiamo il Consiglio e diamolo a qualcun altro”.
“Probabilmente i colleghi della maggioranza hanno le idee chiarissime perché lavorano su questo dossier da più di un anno – è invece la critica di Roberta Carla Balbis, La Renaissance –. Noi, fatalmente, arriviamo a ridosso di una data con una fretta che non mi è ancora chiaro da cosa sia data”.
“C’è chi dice ‘ni’”, le due astensioni nella maggioranza
La Giunta cerca di spiegarsi: “Oggi abbiamo un esborso di circa 350mila euro l’anno per la gestione dell’attuale palazzetto, enormemente energivoro e costoso – ha replicato Corrado Cometto, assessore ai Lavori pubblici –. Penso che questi 500 tesserati che gravitano attorno al palaghiaccio meritino di non vedere sospesa un’attività preziosa per Aosta. E non immagino una città alpina senza un palaghiaccio”.
Il sindaco Gianni Nuti cerca di calmare le acque: “Facciamo parte di questa Amministrazione, se non avessimo sufficiente senso di responsabilità avremmo caricato di oneri insostenibili il bilancio del 2026 con leggerezza. Ma sono stati fatti studi ponderati sulla scelta del leasing, la sua sostenibilità economica e la sua convenienza rispetto ad altri metodi. Per essere proprio sicuri abbiamo preso tempo, è un’azione sufficientemente ponderata e sostenibile da questo ente, anche nel futuro”.
Non tutti, evidentemente, la pensano così in maggioranza. Il voto finale vede l’opposizione abbandonare l’aula e 15 consiglieri a favore. Due le astensioni. Sono quelle dei due eletti in quota Pcp – componenti però di Area democratica – Diego Foti e Luciano Boccazzi.