Da crocevia di popoli a Museo del futuro alpino: alla scoperta di Arvier e Leverogne

24 Settembre 2022

Tra radici passate e memorie storiche, tra senso di comunità e diniego dell’abbandono, il capoluogo Arvier e la sua frazione limitrofa Leverogne sono stati, nel corso di tutta l’estate, al centro di dissidi e discussioni politiche oltre che poli di attrazione turistica non indifferenti. A seguito dell’assegnazione di 20 milioni di euro derivanti dal progetto ministeriale “Rigenerazione borghi” del PNRR, numerose infatti sono state le occasioni allestite per permettere, a residenti e non, di toccare con mano l’antico splendore medievale dei due borghi. L’ultima proposta in ordine cronologico è stata la doppia passeggiata a cura della delegazione aostana del Fai con il prezioso contributo del gruppo giovani che, tra domenica 18 e sabato 24 settembre, ha svelato i due paesi nella loro intera e inesplorata bellezza.

L’evento Fai di Arvier

“Arvier Agile: la cultura del cambiamento”

Selezionato, dopo la revoca a Fontainemore, quale progetto pilota per la Valle d’Aosta da candidare alla sezione del PNRR dedicata alla rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi, “Arvier Agile: la cultura del cambiamento” si configura quale proposta di promozione e consolidamento di una cultura del cambiamento cosiddetta “agile”.

“In questo momento siamo fermi a una fase preliminare di valutazione di un possibile cronoprogramma che vada a definire le tempistiche dei lavori nonché a determinare l’ordine dei singoli interventi da realizzare – spiega il sindaco del paese, Mauro Lucianaz -. La nostra prima prerogativa, tuttavia, sarà quella di presentare il progetto alla popolazione, salvo poi muoverci nella direzione dell’acquisizione dei vari fabbricati che adibiremo a sedi di co-working e co-living per la piena realizzazione delle attività di ricerca e divulgazione parti integranti della nostra iniziativa”.

“Arvier Agile”

La storia di Arvier

Abitato sin dal periodo del neolitico, anticamente Arvier è considerato, come spiegato nel corso dei due incontri promossi dal Fai, quale luogo di passaggio nonché crocevia di influenze diverse capace tuttavia di prendere forma e vita soltanto a partire dal Medioevo con la costruzione di chiese, castelli e attività artigianali e commerciali.

“Il capoluogo sarà di fatto oggetto di lavori soltanto in maniera marginale poiché in condizioni di vivibilità nettamente migliori rispetto alla frazione di Leverogne – racconta Lucianaz -. Tra gli interventi maggiori figura poi quello che riguarderà il Castello La Mothe, in merito al quale stiamo ancora decidendo quale linea seguire per il suo recupero e la sua prossima gestione”.

Il borgo di Arvier

La frazione di Leverogne

Toponimo forse derivante dalla dicitura in lingua patois “L’eve qui rogne” richiamante il caratteristico gorgoglio dell’acqua che scorre sotto il suo ponte e la sua strada di epoca romana, Leverogne è stato un tempo celebre per l’Ospizio che offriva ai viandanti modesti vitto e alloggio, evolvendo poi successivamente a frequentata residenza di antichi nobili, notai e commercianti.

“Oltre alla riqualificazione di cinque fabbricati che adibiremo a strutture di accoglienza e ricerca per tutti i professionisti che avranno desiderio di collaborare con noi, prevediamo anche di sottoporre a ristrutturazione la “Maison Luboz” di proprietà comunale destinandola a iniziative di co-working e co-living – illustra Lucianaz -. Anche la frazione sarà coinvolta nel progetto “Accessible village” che, viste le condizioni di maggiore disuso del borgo che rendono quanto mai urgenti gli interventi prestabiliti, non potranno che migliorare la fruibilità degli spazi urbani”.

Leverogne

Il castello La Mothe

Complesso monumentale di proprietà comunale, il Castello La Mothe è già stato protagonista di un progetto “Interreg 2000-2006” volto a una sua riqualificazione turistico-culturale esordita con scavi e analisi archeologici volti a stabilirne una quanto più possibile accurata collocazione cronologica.

“La ristrutturazione di tale monumento sovrastante Leverogne ha sempre rappresentato per tale amministrazione uno degli obiettivi principali dopo anni di sola manutenzione straordinaria volta a non scongiurare il rischio che esso divenisse un rudere, tanto che, anni fa avevamo supposto e poi abbandonato per mancanza di fondi l’idea di trasformarlo in una moderna wine spa – illustra ancora Lucianaz -. Dal momento che il territorio alpino è disseminato di musei che guardano al passato, noi abbiamo ipotizzato di guardare invece al futuro costruendo una sorta di vetrina degli studi più attuali e delle panoramiche di possibili scenari cui andremo incontro nei prossimi decenni”.

Dopo che situazioni di emergenza quali la pandemia, la guerra e i pressanti cambiamenti climatici e sociali hanno fatto rendere conto alla popolazione la sua totale impreparazione nell’affrontare gli inciampi del proprio avvenire, “Arvier Agile” punta a disegnare e creare un luogo in cui preparare forze politiche, cittadini e nuove generazioni a ciò che li attenderà.

“Al centro del progetto vogliamo porre ricercatori ed esperti dell’arco alpino e dell’area EUSAPL, i quali avranno modo di interagire e condividere i propri risultati di ricerca con residenti che concorreranno proprio a tali attività – prosegue Lucianaz -. Ritaglieremo perciò tre aree funzionali integrate tra i due borghi aperte a incontri tra comunità scientifiche e comunità locali finalizzate allo sviluppo delle tematiche principali sulle sfide del futuro”.

Il Castello La Mothe

Lo stato dell’arte di “Arvier Agile”

Fermo alla sola idea progettuale e in procinto di avviare una più chiara definizione del proprio cronoprogramma con il diretto coinvolgimento della popolazione, Arvier è da poco reduce dall’aver stabilito una opportuna variazione al bilancio atta a finanziare un incarico di consulenza legale per assistenza e risoluzione di eventuali dubbi in merito alle norme afferenti il PNRR.

“La progettazione delle attività infrastrutturali rappresenterà la fase maggiormente agevole dell’iniziativa, seguita dal più ostico step della ricerca e del coinvolgimento di partner che, dopo una prima manifestazione di interesse, possano aderire a specifici bandi che determinino chi si occuperà dei vari laboratori tematici nei quali risiede il valore della nostra proposta – conclude Lucianaz -. Non vediamo l’ora di iniziare con attività effettive ma dobbiamo prestare attenzione a valutare qualsiasi delle nostre manovre affinché esse si adattino alla normativa imposta dal PNRR, partendo non tanto in quarta bensì piuttosto a testa bassa e con la coscienza e la costanza di chi sa che il 2026 è quantomai vicino ma che sia bene analizzare avere chiaro in testa il percorso da seguire”.

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