I lavori per l’ampliamento del “Parini” potrebbero cominciare a fine 2024. Ma in Consiglio è polemica
La notizia è che la possibilità – poi raggiungerla è altra questione – è quella di vedere partire i lavori dell’ampliamento ad est dell’ospedale “Parini” di Aosta entro il 2024.
A dirlo, durante la seduta straordinaria del Consiglio comunale del capoluogo, l’ingegner Fabio Fabiani, presidente della Siv, la Société infrastructures valdôtaines responsabile del progetto: “La programmazione sta procedendo – ha spiegato in aula –. Il progetto esecutivo della fase 3 per l’ospedale per acuti e l’hospital street, tranne per qualche distinguo, potrebbe essere licenziato entro gennaio 2024. Questo significa implementare e subito dopo iniziare le procedure di gara. Quindi si potrebbe, e sottolineo il condizionale, vedere la gara terminare a settembre. E l’inizio dei lavori, se si aggiudicano subito, potrebbe arrivare entro il 2024“.
Lavori che, da programma, dovrebbero durare tre anni. Il nuovo complesso ospedaliero – a livello squisitamente numerico –, prevede 499 posti letto complessivi (407 ordinari, 47 diurni e 45 tecnici), nove sale operatorie, 112 sale ambulatoriali, 18 posti di terapia intensiva, due dei quali al Pronto soccorso. A questo si aggiungono 15 posti letto di Psichiatria – uno dei quali diurno –, otto sale di Day surgery nel corpo H12 (ovvero il “vecchio” edificio) e 959 posti auto suddivise tra l’attuale parcheggio est ed il nuovo ad ovest, ma anche 30 posti ordinari nella sezione materno/infantile, e due diurni, quattro posti in Neonatologia, 10 posti tecnici di nido, quattro sale parto e una sala chirurgica (tutti nel vecchio “Parini”).
Le preoccupazioni del Consiglio: il cantiere, il rumore, la viabilità
Tanti gli interventi dei consiglieri in aula – Girardini (Renaissance), Renato Favre (Forza Italia), Varisella (Alliance valdôtaine), Giordano (Lega), Togni (Lega), Balbis (Renaissance), Tripodi (Pcp), Foti (Pcp), Massa (Pcp), Dattola (Renaissance), Boccazzi (Pcp) e Roberto favre (Union valdôtaine) – e trasversali. Ma i segni di quanto questo progetto, ed i suoi effetti, siano importanti lo danno i temi, tendenzialmente omogenei tra gli eletti: l’impatto del cantiere – che avrà tre turni da otto ore e quindi sarà H24 –, quello che avrà il rumore dello stesso e la rivoluzione della viabilità attorno all’area dei lavori.
A questo si aggiungono questioni più specifiche, come la presenza del cosiddetto “elistop”, la piattaforma per elicotteri che si vede nei rendering.
Il rumore? La strada statale sarà più rumorosa
Alla pioggia di domande replica il presidente di Siv Fabiani, cercando di fugare – o almeno tentare – i dubbi che fioccano in aula.
A partire dalla questione sul rumore ed i lavori notturni: “Siv vuole realizzare velocemente questo cantiere – ha detto –. È stato fatto uno studio che, non esito a dire, non è mai stato fatto con questa portata ad Aosta, anche con rilievi fonometrici. Lo affermo senza tema di smentita. La modellazione ha riguardato tutte le superfici di tutti i palazzi che si affacciano sulla conca del cantiere. E ad ogni piano è stato determinato il livello di rumore”.
Sul cantiere notturno – dato che sarà H24 – l’ingegnere ha aggiunto: “I livelli di rumore determinati con larga cautela. Le lavorazioni più rumorose sono state escluse a priori dall’esecuzione notturna. Lì saranno previste solo quelle compatibili. Non le altre. Inutile parlare di betoniere, di camion di smaltimento terra, scavatori, cicalini di retromarcia. Tutte queste lavorazioni sono escluse a priori dall’esecuzione notturna”.
Poi, il dato che non ti aspetti: “L’attuale strada statale fa più rumore di quanto abbiamo previsto per il cantiere – ha detto ancora Fabiani –. Non è intuitivo, per me non lo è stato. Questo ci ha sorpreso. Tecnicamente, i livelli di rumore non si sommano. Si sente solo quello prevalente. Rischieremo quindi di udire le auto sulla statale e non gli scavatori sotto. Non è un paradosso, è così tecnicamente”.
E l’elistop? “Rimane – aggiunge il presidente Siv –. Le autorizzazioni sono ancora valide. Arpa ha fatto presente la legge del 2017 che fornisce ulteriori vincoli, e dopo tutti gli studi di clima acustico, ha limitato l’attività a un volo al giorno. Senza entrare in considerazioni mediche, questo elistop, rispetto all’aeroporto, pare sia pienamente compatibile e non comporti problemi”.
Il cantiere e la viabilità
Su questo – tema complesso –, Fabiani dice che “la struttura non è fatta da componenti prefabbricati importanti. Per il 90 per cento è fatta con getti in opera. Il problema più importante sul traffico, dopo queste fasi, è quello dei getti di calcestruzzo. La maggior parte di questi si faranno operando sulla parte interna del cantiere. Altre parti, come in decine di altri cantieri, prevedono per qualche ora una betoniera di calcestruzzo che riceverà le necessarie istruzioni dal Comune”.
Non solo: “La cantierizzazione è complessa – ha aggiunto –, ma non è differente da altri cantieri importanti nelle città. Qui, però, siamo meno abituati perché siamo una piccola realtà”.
Su viale Ginevra, invece, spiega: “Durante il cantiere non si renderanno necessarie modifiche. In alcune fasi servirà avere viale Ginevra a corsia unica, ma non in tutte. In parecchie sì, lavorando sia ad ovest, sia ad est. Lì, però ci sarà paratìa in micropali che verrà fatta adesso nella fase degli scavi archeologici alleggerendo i lavori. Viale Ginevra non diventerà, però, una ztl né prima né dopo”.
Il convitato di pietra e le risposte che non rispondono
Le risposte dei tecnici non soddisfano tutta l’aula. Ma – poi ci arriveremo – da tante parti si nota un’assenza pesante: quella politica. “È difficile fare un dibattito politico senza la presenza della controparte, dato che i tecnici agiscono su mandato – ha detto Bruno Giordano (Lega) –. Mi avrebbe fatto molto piacere vedere qui la politica regionale”.
Chi? Qualcuno con un incarico preciso: “Non era obbligatorio invitarlo né che fosse presente – ha aggiunto invece Cristina Dattola (Renaissance) –, ma l’assenza dell’assessore regionale di riferimento avrebbe completato la discussione per una conoscenza migliore”.
Ma anche con un nome e cognome, come spiega Giovanni Girardini (Renaissance): “Questa città diventerà sempre più la ‘capitale’. Mi spiace che l’assessore Marzi mandi i tecnici e non sia venuto qui. Aosta, per l’ennesima volta, è trattata come una serva. I lavori dureranno tre anni e per gli abitanti saranno tre anni d’inferno. Ma dopo? La nostra città è sempre bistrattata dall’Amministrazione regionale e l’assenza di Marzi ne è la dimostrazione”.
Poi le “risposte che non rispondono”, sulle quali puntano il dito Renato Favre (FI), che chiede tempi certi e dati precisi sui costi complessivi dei lavori. O ancora Giordano, che domanda: “Esiste uno studio concreto dell’impatto sulla viabilità cittadina? Esiste uno studio consultabile? Perché qui è come l’oste che presenta il suo vino”. Girardini, invece, parla esplicitamente di “pseudo spiegazioni“.
Questioni che il sindaco Gianni Nuti rispedisce al mittente: “Non abbiamo nessuna intenzione di dare una delega in bianco all’Amministrazione regionale. L’arte della politica è quella della mediazione tra portatori di interessi che hanno punti condivisi, e su questi si imposta la negoziazione”.
Vecchio o nuovo ospedale?
La “questione” politica porta con sé un tema mai tramontato, nonostante le certezze sull’ampliamento ad est del “Parini”. Ovvero, l’annosa querelle – alla quale avevamo dedicato un piccolo speciale – sulla possibilità di avere un nuovo ospedale lontano dal centro storico.
Lo dice chiaramente il consigliere di Pcp – in quota Area democratica – Diego Foti: “Ivrea sta attraversando più o meno la stessa situazione – ha detto –, valutando la costruzione di un nuovo ospedale in una zona esterna rispetto ad una più vicina al centro. E 61 sindaci si sono espressi per la costruzione a Pavone, fuori dalla città”.
“I sindaci del Canavese hanno detto di no ad un progetto della Regione – ha rintuzzato Cristina Dattola (Renaissance) –. Hanno preso posizione. Il sindaco di Aosta e gli altri cosa dicono? Fanno fare tutto alla Regione per poi sopportarne le conseguenze?”.
Anche qui cerca di chiudere la partita il primo cittadino Nuti: “Alcuni consiglieri di maggioranza hanno voluto parlare della questione nuovo ospedale/ampliamento. Posizione legittima, ma che nel programma di governo non c’era. Nel 2020, infatti, la strada era già segnata e indietro non si poteva tornare. E se così non fosse stato, e questo punto fosse stato nel programma di governo, non ci sarebbe stato il sottoscritto. Io non ho mai cambiato idea: tornare indietro su quest’opera sarebbe un danno enorme per la città“.