Il nuovo Codice della strada arriva in Consiglio comunale. Fanno discutere le novità su ztl e sicurezza

28 Marzo 2024

Il disegno di legge sulla riforma del Codice della strada, approvato dal Consiglio dei ministri al settembre e al vaglio, in questi giorni, della Camera dei deputati – che ha dato il via libera in prima lettura – fa discutere il Consiglio comunale di Aosta.

Con un ordine del giorno presentato dalla maggioranza, e approvato ieri, l’atto chiedeva “modifiche al Codice della strada” riguardo “ciclabilità, sicurezza stradale, Zone 30 e norme per l’accesso alla ztl di veicoli a trazione ibrida ed elettrica”, da trasmettere al governo nazionale e ai presidenti delle due Camere.

Diverse associazioni, in Italia, hanno criticato la riforma voluta dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, rilevando come questa revisione del Codice della strada renda sì più dure pene e sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza (compreso il cosiddetto Alcolock), sotto l’effetto di stupefacenti o utilizzando il cellulare, ma avvantaggi de facto gli automobilisti a discapito dei pedoni e dei ciclisti. Ma, soprattutto – è il principale appunto sollevato – non affronterebbe il “nodo” della velocità troppo alta delle auto, tra le cause principali degli incidenti stradali.

Al centro delle attenzioni del Consiglio, le preoccupazioni già espresse dall’Anci – l’Associazione nazionale comuni italiani – che riguardano soprattutto “ztl, zone 30 e strutture per la ciclabilità”.

Il disegno di legge introduce alcune specifiche sulle aree ztl, e l’istituzione di nuove zone a traffico limitato dovrà essere sottoposta ad un parere, vincolante, dei prefetti. Le sanzioni, per chi circola in ztl senza permesso – stando al provvedimento – non potranno essere più di una al giorno.

Come l’Anci, la maggioranza comunale chiede infatti che nell’approvazione del disegno di legge “venga stralciato il comma 9bis dell’art. 7 del Codice della Strada”, ovvero che si applichi alle “Amministrazioni comunali che intendono istituire nuove ztl”. O, in chiaro, che “ciò significa che la norma non si applica a tutte le ztl esistenti”.

O, per dirla ancora meglio, che si garantisca il “mantenimento dell’autonomia decisionale degli Enti Locali in tema di ztl, zone 30 e strutture per la ciclabilità”. E a spiegarlo, in aula, è stato lo stesso presidente del Consiglio Luca Tonino: “Concordo con l’Anci per una ragione semplice: si parla sempre di sussidiarietà, poi si vorrebbe spiegare ai comuni come ragionare e regolare la sosta, la viabilità e la convivenza civile tra tutti. Credo che togliere ai comuni quella competenza sia un errore. Credo che i territori si governino meglio quando si conoscono meglio. Non si può sottrarre ai Comuni una competenza che è squisitamente territoriale”.

Ordine del giorno illustrato dal capogruppo Pcp Paolo Tripodi: “Le modifiche previste dal ddl impatteranno sui cittadini e non miglioreranno né la vita né la sicurezza stradale. Per restare in tema, si imbocca una ‘strada pericolosa’, con scelte all’opposto rispetto ad altri paesi europei dove vengono garantite le categorie più vulnerabilii centri storici e si allontanano inquinamento e traffico“.

Parole che non vanno già alla Lega, e la replica arriva a stretto giro dalla consigliera Sylvie Spirli: “Il ddl, finalmente, dà un quadro completo dei provvedimenti sulla sicurezza stradale e sul codice della strada dopo una serie di interventi spot, mentre la norma sugli autovelox vuole bloccare gli abusi per fare cassa. È evidente che abbiamo due visioni politiche e della città. Se per voi migliorare la vita dei cittadini è ciò che state facendo bene venga. Per noi non è così. Avete messo in ginocchio la viabilità del capoluogo regionale”.

Non solo, perché in una nota il Carroccio nostrano aggiunge: “È di tutta evidenza, infatti, che la maggioranza a trazione sinistra di Nuti, non contenta della pioggia di critiche e di problemi piovuti sulla gestione della viabilità, non abbia ancora imparato la lezione, ed abbia come unico scopo quello di ostacolare la percorrenza, rallentandola ulteriormente con zone da 30 chilometri orari, piste ciclabili progettate con superficialità e realizzate peggio e con sanzioni, dettate dagli autovelox, con cui gli amanti di obblighi e divieti vorrebbero molestare i cittadini di Aosta e non solo”.

La questione delle ciclabili

Nel 2020, all’interno del “decreto rilancio”, si introduceva nel Codice della Strada un concetto: la “corsia ciclabile”. Ovvero: lo spazio ricavato sul lato destro della corsia di una strada urbana, pitturato, per andare in bicicletta. Niente di nuovo, se non la necessità di inserire la questione nel Codice.

La riforma voluta dal ministro Salvini toglie l’obbligo per gli automobilisti, nelle strade ciclabili, di dare la precedenza ai ciclisti. Da qui le proteste, in particolare della Federazione italiana ambiente e bicicletta, Legambiente e l’Associazione sostenitori amici della polizia stradale.

A livello locale fa sentire la sua voce anche la Fiab Aosta à Vélo, che in una nota spiega che “se vanno bene gli articoli sulla stretta all’uso di alcool e droghe, l’uso del telefonino e monopattini, la nuova legge è fortemente criticata per non incidere sui limiti di velocità, sul miglioramento della ciclabilità e la tutela delle strade urbane”.

“La velocità eccessiva – si legge – è la principale causa d’incidenti stradali che in Italia hanno un tasso annuo superiore alla media europea. Considerato poi che il 73 per cento degli incidenti avviene in ambito urbano, e che in città l’80 per cento delle vittime è un utente vulnerabile, pedone, ciclista o motociclista, è nelle aree cittadine che si dovrebbe intervenire, sull’esempio di importanti capoluoghi europei, aumentando le zone 30 nell’ottica di far diventare le città ‘città 30’. Ma il nuovo codice della strada, insieme a decreti e direttive ministeriali, limita gli autovelox, ostacola i provvedimenti comunali di riduzione della velocità, limita di fatto la costruzione di nuove piste ciclabili e toglie ai Comuni la pianificazione della mobilità sostenibile sui loro territori.”

Anche Fiab Aosta à Vélo “si associa alle critiche e alla richiesta al Senato di accogliere le proposte delle associazioni dei familiari delle vittime della strada che hanno sottolineato che ‘mai come questa volta una legge incide letteralmente sulla vita delle persone’”.

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