17 anni dopo, Franzoni e Taormina si contendono la villetta di Montroz
A diciassette anni dai fatti la villetta a Montroz di Cogne, teatro dell’uccisione del piccolo Samuele Lorenzi, torna in un’aula di Tribunale. Il penalista Carlo Taormina ne ha infatti chiesto il pignoramento, mentre Annamaria Franzoni (che per il delitto ha scontato una pena di sedici anni) si è opposta. La vicenda ha origine dalla sentenza civile che ha condannato la donna a risarcire il penalista, che la difese fino al processo di appello, per non avergli riconosciuto il compenso dovuto.
Il verdetto civile è esecutivo da marzo 2017. Gli onorari da riconoscergli sono stati quantificati in 275mila euro ed arrivano, nell’atto di precetto, ad oltre 470mila euro, aggiungendo Iva, interessi e cassa di previdenza avvocati. Il pignoramento è stato notificato a Franzoni il 22 ottobre. A quanto pare, riguarda il solo bene aggredibile: metà della proprietà immobiliare, dove la donna, che oggi risiede sull’appennino bolognese, era anche tornata per alcuni giorni un anno fa, una volta conclusa la pena.
La donna, l’11 novembre, si è opposta ed ha iscritto a ruolo, ad Aosta, la procedura. Assistita dagli avvocati Maria Rindinella e Lorenza Parenti del foro di Bologna, sostiene che la villetta non sia pignorabile, perché parte di un fondo patrimoniale costituito a maggio 2009 (da lei e dal marito Stefano Lorenzi). Il giudice dell’esecuzione, Paolo De Paola, ha fissato un’udienza per l’11 dicembre prossimo. Ad assistere Taormina sono il figlio Giorgio e l’avvocato Giuseppina Foderà di Aosta.