A 55 anni dalla morte di Corrado Gex, riesumati i resti del deputato
A 55 anni dalla morte di Corrado Gex, la Procura di Cuneo ha disposto la riesumazione dei resti del deputato che perse la vita nello schianto dell’aereo di cui era ai comandi, sulle colline di Castelnuovo di Ceva il 25 aprile 1966. La decisione del procuratore capo Onelio Dodero rientra nell’ambito dell’inchiesta, (ri)aperta da quasi due anni, sul decesso del parlamentare dell’Union Valdôtaine, da sempre contornato dal mistero. I resti, prelevati alle 7 dell’altro ieri, lunedì 5 luglio, nel cimitero di Arvier, sono stati trasferiti a Milano per accertamenti medico-legali, il cui esito è atteso per ottobre.
Secondo le indagini svolte nel tempo, quello in cui morirono Gex ed altre sette persone fu un incidente causato dal maltempo. Una tesi diversa è sempre stata sostenuta dall’ex pilota Igino Melotti, che vede nella caduta del Pilatus Porter pilotato dall’astro della politica valdostana la conseguenza di un attentato ordito dai servizi segreti. Una tesi che affidò, ancora in tempi recenti, al libro “Corrado Gex fu ucciso”, pubblicato nel 2016 e che gli valse una condanna in primo grado quattro anni dopo, per aver diffamato l’ex procuratore di Mondovì dal 2009 al 2013, Maurizio Picozzi, con valutazioni sulle indagini da lui coordinate.
In attesa del giudizio d’appello, Melotti si è rivolto al nuovo Procuratore capo di Cuneo Dodero, rilanciando i punti deboli, a suo dire, delle inchieste condotte (l’ultima era stata archiviata nel 2012) e adducendo nuovi elementi, tra i quali il timone di coda del Porter, trovato nel 2009 da un abitante di Castelnuovo di Ceva e custodito da Melotti in cantina. Un fascicolo è stato così aperto, decidendo il sequestro del nuovo reperto, per sottoporlo a perizia, assieme a nuovi atti inquirenti, tra i quali il riesame dei verbali e l’audizione di alcuni familiari di Gex, un geometra di Montezemolo e lo stesso Melotti, che oggi ha 81 anni.
Dalla riapertura delle investigazioni, che hanno visto anche una consulenza di un docente di aeronautica del Politecnico di Torino e una rogatoria in Svizzera sulle caratteristiche dell’aeromobile della vittima, i parenti del deputato deceduto (in particolare, Emilio Gex) hanno nominato l’avvocata aostana Veronica Menegatti per accedere al fascicolo ed estrarne gli atti. Un canale attraverso il quale, lo scorso agosto, era già stata chiesta la riapertura della tomba, per procedere, tra l’altro, ad un atto che dalla documentazione dell’epoca non risultava essere avvenuto: il riconoscimento della salma.
Un passo che, a seguito di quell’istanza, la Procura non aveva ritenuto necessario, ma devono essere evidentemente emersi elementi che hanno spinto gli investigatori a rivedere quella posizione. “Attendo fiduciosa l’esito delle indagini, – commenta l’avvocato Menegatti – sperando che la riesumazione della salma porti nuovi elementi utili alla verità”. Un auspicio che, essendo il nome di Gex scritto nella storia della Valle d’Aosta (al tempo, si preparava a diventare viceministro dei Trasporti e la teoria dell’attentato vede proprio il suo essere giovane ed “ingombrante” politicamente come uno degli elementi), non può che essere condiviso da un’intera comunità. Per far pace, in un senso o nell’altro, con il passato.