A processo per furto e macellazione clandestina: assolti due allevatori
La Procura li accusava di furto aggravato, maltrattamenti e macellazione clandestina di quattro pecore del gregge di un allevatore. Al termine dell’udienza di oggi, lunedì 7 ottobre, il giudice monocratico Marco Tornatore ha assolto da tutte le accuse, “per non aver commesso il fatto”, Mathieu Chabod, 23 anni, e Patrick Jacquemod, 31, entrambi nati ad Aosta.
Tutto ha origine nella serata del 30 giugno 2017, quando il proprietario di oltre ottocento ovine, al pascolo sopra La Thuile, viene avvisato della fuga degli animali. Manda un pastore a cercarle: le individua in località Promise e le riporta nel recinto elettrificato dove si trovavano originariamente. In quel villaggio, però, sorgono anche delle baite abbandonate. È in una di quelle che il Corpo Forestale, avvertito dai Carabinieri, il mattino successivo rinviene delle teste (ed altri resti) di pecore che il proprietario del gregge, attraverso i tatuaggi identificativi, riconosce come sue.
Gli imputati, a loro volta allevatori, vengono ricondotti sul luogo, in orario compatibile con i fatti, da foto e filmati della videosorveglianza comunale. Scatta così, nei confronti di entrambi, la contestazione di furto. Ad aggiungersi, visto il sangue ancora fresco notato dalla Forestale al momento del rinvenimento dei resti, anche quella di macellazione clandestina e, in considerazione dell’assenza nei crani degli animali dei fori della pistola di stordimento (pratica prevista dalla normativa), di maltrattamenti. All’udienza di oggi, il pm Maria Luisa Verna aveva chiesto, per ognuno degli imputati, undici mesi di carcere e 20mila 400 euro di multa.
Le difese, nell’invocare l’assoluzione per i loro assistiti, hanno puntato sull’“assenza di prove di responsabilità” concrete. “Il proprietario del gregge – ha spiegato l’avvocato Laura Marozzo – ha detto che a chiamarlo era stato Jacquemod. Singolare che l’autore di un furto avvisi” l’interessato. Inoltre, “nessuno ha visto che Jacquemod ha rubato. E il movente qual è? Il pm ci dice che sarebbero sorte incomprensioni sulla monticazione, ma non risulta” dalle testimonianze rese. Per il legale, il suo cliente si trovava a Promise verso sera “perché, in quel periodo, è ancora giorno e lui era a chiudere il bestiame (che montica lassù)”.
L’avvocato Stefano Nigrotti, difensore di Chabod, ha insistito sul fatto che l’ora intercorsa tra l’andata e il ritorno in paese delle auto degli imputati, tempo “registrato” dalla videosorveglianza, era intervallo esiguo rispetto all’itinerario e alla macellazione di quattro agnelloni da una quarantina di chili l’uno (un macellaio, in un’udienza precedente, aveva riferito un’esigenza di almeno venti minuti l’uno). Inoltre, “le indagini non sono state esaustive”, perché “si dice che è stato fatto un furto, ma non dove e con quali modalità”. Tanto più che, la baita del ritrovamento non risulta di proprietà degli imputati e “la porta poteva essere aperta con facilità”.