Achraf Chouikh è tornato a casa ieri notte

08 Gennaio 2008
Achraf Chouikh, il ragazzo marocchino scappato di casa il 5 gennaio scorso, sta bene e ieri notte, dopo una telefonata verso le  20 in cui avvisava la mamma del suo ritorno a casa, è tornato nella sua abitazione. Da quanto riferito dai carabinieri il ragazzo il ragazzo, nei giorni della fuga, è stato ospite di un amico. Respiro di sollievo dunque per i genitori che dal pomeriggio del 5 gennaio scorso non avevano più notizie del figlio sedicenne. A dare l'allarme era stato il padre, Abdelmoutalib, artigiano edile di 40 anni residente a Saint Pierre.
La causa della fuga da casa del ragazzo sarebbe stato un diverbio con il padre, dopo il sequestro del cellulare del giovane a scuola. Achraf Chouikh che frequenta la classe terza dell'istituto tecnico e commerciale per geometri di Aosta, sarebbe scappato, dopo essere stato ripreso dal padre per l’accaduto, uscendo dalla finestra della camera da letto dopo essersi chiuso in camera. Con sé il giovane aveva portato una valigia con indumenti e altre cose personali. Le prime ricerche attivate dai Carabinieri non avevano dato esiti positivi: amici e parenti non sapevano nulla. 
Achraf Chouikh è più grande di tre fratelli e si trova in piena adolescenza, un periodo dove le richieste e il confronto con gli altri spesso diventano motivo di tensione e liti in famiglia. Così vale anche in questo caso. Da quanto riferito, il giovane sarebbe stato sospeso due volte per l’utilizzo del cellulare a scuola. Ma non è solo questo. “Lui vuole vivere all’italiana – racconta il padre – più libertà, avere di più e subito”. La situazione non è semplice da gestire per la famiglia. Achraf Chouikh deve trovare l’equilibrio tra due culture. Come spesso accade, da una parte c’è la cultura di origine e di cui i genitori si fanno portavoce, dall’altra quella italiana, come meno regole, più libertà di agire e di fare quello che si preferisce, spesso anche in barba ai richiami degli adulti.
Il paragone con i coetanei e il loro modo di vivere, a fianco del poco interesse per la religione della famiglia, sarebbero tra i motivi che hanno spinto il giovane a fuggire, forse per cercare quella “falsa” libertà fatta di uscite in discoteca la sera, sigarette e bibite al bancone di un locale, sempre seguendo la filosofia del “Tutto e subito”. Un modo di vivere che per i genitori del ragazzo è impensabile, soprattutto perché il figlio ha 16 anni. Non si tratta di privazioni. “non gli abbiamo mai fatto mancare nulla” aggiunge il padre, socio dell’impresa edile del fratello, che dà lavoro a circa 20 persone.

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