Aosta, “spedizione punitiva” nel parco di corso Lancieri: un patteggiamento e due condanne
Si è chiuso oggi, martedì 29 maggio, con un patteggiamento e due condanne, il processo a tre giovani di origini latino-americane, per la “spedizione punitiva” in un’area verde di Aosta ai danni di un altro ragazzo. Il giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Marco Tornatore, ha inflitto un anno di carcere ognuno a Danny Sayeedul Gomez (37 anni) e Bryan Jesus Pina Figuereo (24), per lesioni pluriaggravate. Ad Alexander Diaz (24), accusato della stessa imputazione, con l’aggiunta di quella di minacce, ha applicato la pena di sei mesi di reclusione (sospesa) concordata dall’avvocato difensore Tony Latini e dal pm Cinzia Virota.
Le indagini hanno consentito all’accusa di srotolare, in aula, il “film” di quel 14 settembre 2015, come ricostruito complessivamente da Polizia e Procura. Non una pellicola d’essai. Uno dei tre imputati, Pina Figuereo, si trovava nei giardini di corso Lancieri, dove ha una discussione con un 27enne maghrebino. La questione sembra chiudersi così: il 24enne si allontana. In realtà, poco dopo, torna sul posto. Non è solo, però. Assieme a lui c’è anche Diaz. Sono a bordo di una Toyota Yaris guidata da Gomez. I due scendono e vanno verso il parco. Hanno bottiglie rotte di vodka e birra in mano. Armi improvvisate, ma pericolosamente taglienti. Colui che li ha accompagnati in auto resta ad attenderli nelle vicinanze.
Senza farsi notare – è il prosieguo della ricostruzione degli inquirenti – raggiungono il ragazzo del litigio di poco prima, sorprendendolo alle spalle. Lo gettano a terra, poi scattano le bottigliate. Uno lo tiene immobilizzato e l’altro continua a colpirlo sulla testa. Ad interrompere il pestaggio è l’intervento di alcuni giovani accorsi nel frattempo, richiamati dal trambusto e dalle urla del malcapitato. Uno di loro viene minacciato da Diaz: gli punta verso il costato l’estremità tagliente della bottiglia che ha in mano, intimandogli di non intromettersi. I tre trovano comunque più opportuno darsi alla fuga: raggiungono la vettura, con Gomez ad attenderli, e si allontanano.
Poco dopo, le sirene di una Volante della Questura, allertata dai presenti, rieccheggiano nell'aria. Gli agenti trovano il 27enne ferito. Una volta soccorso, gli verranno refertati traumi al capo (con ferita lacero-contusa) e alla mano destra, lesioni giudicate guaribili in dieci giorni. Dalla sua testimonianza, i poliziotti risalgono ai responsabili del gesto. Gomez, notato da testimoni, viene sentito dagli inquirenti: conferma la sua presenza, ma non di aver preso parte all’aggressione. Anche l’auto ricordata dai presenti corrisponde, sia nel modello, sia nel dettaglio di un’ammaccatura, con quella di un parente del 37enne.
La Procura giunge così, per i tre, all’imputazione di lesioni in concorso. I fatti vengono contestati con diverse aggravanti, perché commessi con armi, con premeditazione, da più persone e per aver agito con crudeltà verso la vittima. Per giungere al patteggiamento di stamane, Diaz risarcisce il giovane minacciato e anche quello aggredito. Gli altri due imputati optano per non richiedere riti alternativi e il pm Virota invoca per ognuno di loro la colpevolezza, su cui il giudice Tornatore concorda nella sentenza emessa dopo una breve camera di consiglio.