Auto e furgone incendiati: il pm chiede 3 anni e 8 mesi
È iniziato nella mattinata di oggi, venerdì 26 ottobre, con la scelta del rito abbreviato e la relativa discussione, il processo al 21enne accusato di atti persecutori, sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia e danneggiamento (semplice e seguito da incendio). Per il ragazzo, attualmente detenuto per effetto della misura cautelare scattata per una delle diverse accuse, il pm Carlo Introvigne ha chiesto una condanna a 3 anni ed 8 mesi di reclusione.
I fatti risalgono all’inizio di quest’anno. Il 21enne è imputato di aver incendiato un furgone Iveco al quartiere Cogne di Aosta e un’auto Kia Picanto a Quart, nella notte tra il 19 e il 20 febbraio scorsi. Indagando sui due roghi, i Carabinieri sono giunti ad un contesto di stalking, dal quale sono emerse le altre contestazioni. Secondo i militari, il ragazzo non aveva condiviso la scelta della sua compagna di interrompere la loro relazione, durata pochi mesi, e l’avrebbe quindi resa vittima di violenze sia fisiche, sia psicologiche, che sarebbero arrivate sino a trattenerla in un camper contro la sua volontà.
Nella ricostruzione dell’Arma, le intimidazioni si erano anche estese “verso le persone legate affettivamente alla ex compagna, o semplicemente viste insieme a lei”. In quest’ambito gli inquirenti collocano gli incendi: l’auto era della madre della ragazza e il furgone di un amico della donna. Per l’accusa, l’imputato avrebbe, oltre ad appiccare le fiamme, anche tagliato le gomme dei veicoli. In un’altra occasione, inoltre, si sarebbe spinto ad incendiare le scale del condominio in cui abita un’altra conoscenza della giovane.
Secondo l’avvocato Giovanni Borney, che difende l’imputato, buona parte delle accuse si basa su “dichiarazioni non oggettivamente riscontrate” e “quindi non sufficienti a provare la penale responsabilità” del 21enne. Per gli incendi, “nel caso del furgone prove proprio non ce ne sono”, mentre “per l’auto esiste una prova flebile”, anch’essa rappresentata da una testimonianza di fonte definita “inattendibile”.
Nell’insieme, “esistono sospetti – ha terminato l’avvocato Borney, chiedendo l’assoluzione per il suo cliente – e possono giustificare un’indagine, ma se questa non giunge a nulla il processo si deve concludere”. La prossima udienza, nella quale è attesa la sentenza, è stata fissata per il 7 novembre.