Bancarotta di una società edile, 59enne condannato
Cinque anni e sei mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta. Li ha inflitti ieri, mercoledì 29 gennaio, il Tribunale in composizione collegiale (presidente Eugenio Gramola, giudici a latere Luca Fadda e Maurizio D’Abrusco) al 59enne aostano Francesco Agostino. L’uomo era amministratore unico della “Crea Srl”, una società edile attiva dal 2010 e dichiarata fallita nel 2016. Il pm Eugenia Menichetti aveva chiesto di condannare l’imputato a quattro anni di reclusione.
A seguito degli accertamenti della Procura, nati dalla relazione del curatore fallimentare, Agostino era accusato di due profili di reato: uno consistito nella distrazione di circa 100mila euro dal patrimonio societario, l’altro documentale, per la contabilità tenuta in modo caotico. Per gli inquirenti, proprio l’inconsistenza della rendicontazione sarebbe stata funzionale a coprire la dissipazione dell’attivo della ditta.
Quest’ultima veniva contestata, in particolare, nell’assenza di tracce, nella documentazione contabile, dei fondi trasferiti da un privato alla “Crea Srl”, dal 2011 in poi, per un totale attorno ai 100mila euro. Per colui che li ha effettuati – sentito quale testimone in udienza – si trattava di pagamenti anticipati relativi all’acquisto e alla ristrutturazione di un monolocale da 70 metri quadrati nel centro di Aosta, ma tale motivazione ha destato più di una perplessità nell’accusa.
Vuoi perché l’atto dell’operazione risulta essere stato sottoscritto solo nel 2014 (oltretutto, con l’immobile ancora “privo di impianti e finiture, costituito da muri portanti e copertura”), vuoi perché al momento dell’inizio dei versamenti di quella casa “non c’era neanche la struttura”. Per l’accusa, poi, era tutt’altro che casuale che, due mesi prima di fallire, la “Crea Srl” avesse emesso una fattura dall’importo sostanzialmente corrispondente a quello di quei lavori.
Agostino era difeso dall’avvocato Giuseppina Foderà, del foro di Aosta, che ha puntato sul fatto che la tenuta caotica della contabilità da parte del suo cliente non facesse di lui, automaticamente, un bancarottiere. Tesi che non è stata accolta dai giudici per le dissipazioni finanziarie, cui si riferisce la condanna. Relativamente, invece alle imputazioni sulla presunta distrazione di alcuni automezzi della società, l’imputato è stato assolto.