Cadavere ritrovato a Fénis: la donna che lo ha portato in Valle dopo l’omicidio non è stata aiutata

02 Marzo 2018

Le attività investigative dei Carabinieri sul ritrovamento a Le Ferreun di Fénis, il 19 agosto 2017, del corpo semicarbonizzato di Jean-Luc Durand, 52 anni, informatico di Lione, hanno riscontrato il racconto della donna finita in carcere in Francia, dopo aver confessato l’omicidio: ha agito da sola. Il reato che la magistratura italiana addebita ad Anaëlle Prunier, 22enne originaria di Gex, nella regione francese dell’Ain, è quindi la distruzione di cadavere, per cui negli scorsi giorni la ragazza ha ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini preliminari, coordinate dal pubblico ministero Eugenia Menichetti.

La donna – che, è stato accertato, non disdegnava di arrotondare le sue entrate da cameriera con degli “extra” da escort – aveva riferito agli inquirenti francesi di aver ucciso Durand in una casa in Francia il giorno dopo Ferragosto, durante un incontro sessuale dedicato a pratiche sado-maso. Nell’interrogatorio dinanzi alla polizia giudiziaria, aveva sostenuto di essersi difesa di fronte ad un partner troppo violento ed umiliante. Fatti commessi oltralpe, sui quali non vi è giurisdizione degli inquirenti italiani.

Quindi, l’ammissione di aver trasportato il cadavere, per disfarsene, a bordo della Peugeot 306 dell’informatico, fino alla Valle d’Aosta, passando per il tunnel del Monte Bianco, con l’idea iniziale di buttarlo in Dora poi abbandonata, a favore del tentativo di bruciare la salma con della benzina contenuta in una tanica trasportata con sé. Il ritrovamento del corpo, da parte di una persona che portava a spasso il suo cane, era avvenuto attorno alle 7.30 del mattino.

Al riguardo, i Carabinieri del Reparto operativo del Gruppo Aosta hanno lavorato per capire, in particolare, se la donna fosse stata aiutata da qualcuno nei gesti commessi in territorio italiano. Le evidenze raccolte dai militari hanno avvalorato il racconto reso in Francia: tra gli altri riscontri, nelle immagini delle telecamere del casello autostradale di Nus e di un distributore di benzina nella zona, Prunier appare da sola, senza nessun altro nell’abitacolo.

E’ quindi lei l’unica indagata per la vicenda, che – assieme a quella del ritrovamento, quattordici giorni prima di quello di Durand, del corpo senza vita del bracciante romeno Aurelian Cochior a Fornelle di Arnad, per il quale la Procura contesta l’occultamento di cadavere al 49enne Piersandro Cout, di Verrès, e al 74enne Aldo Janin, di Arnad, rispettivamente proprietario e operaio di un alpeggio in cui lo scomparso aveva lavorato – aveva fatto parlare di morti “senza nome” dell’estate valdostana 2017.   

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