“Caporalato digitale” dei rider, controlli straordinari dei Carabinieri
Anche la Valle d’Aosta è stata interessata dai controlli straordinari attuati dai Carabinieri contro il “caporalato digitale”, fenomeno emerso negli ultimi anni nel mondo dei rider, i fattorini che consegnano cibo a domicilio. Le verifiche sono state compiute nella serata di venerdì scorso, 25 marzo, impiegando 845 militari, oltre metà dei quali del Comando per la tutela del lavoro. A livello nazionale sono stati individuati, su strada o in 225 “hot spot” (luoghi in cui si ritrovano in attesa di ricevere gli ordini), 1.609 rider.
In Valle, i controlli sono stati effettuati dal Nucleo Ispettorato del lavoro, supportato dalla Compagnia di Aosta e non sono state rilevate infrazioni o situazioni anomale. Anzi – fanno sapere dal comando Gruppo – è stata ricevuta “grande disponibilità dai soggetti controllati che hanno apprezzato l’interessamento da parte dell’Arma per un fenomeno che al momento non ha interessato la nostra regione”.
La nuova forma di sfruttamento dei lavoratori (divenute figure essenziali, in particolare nel periodo pandemico, portando le piattaforme di delivery a reclutare per lo più telematicamente i rider) consiste in una illecita cessione dell’account usato da ogni fattorino per la gestione della sua attività (sulla base del quale la performance del rider viene valutata attribuendogli un punteggio di affidabilità). Ciò avviene con l’intermediazione di manodopera tra il proprietario dei dati dell’account e l’effettivo prestatore di manodopera.
In sostanza, gli account sarebbero registrati sulle piattaforme anche (e spesso) tramite l’utilizzo di documenti falsi e, successivamente all’avvenuto accreditamento, ceduti ai rider che materialmente effettua la prestazione, trattenendo però una quota percentuale del guadagno giornaliero da parte del “caporale”. Questa moderna fisionomia del fenomeno è stata messa a fuoco da attività investigative, sin dal settembre 2019, a seguito del coinvolgimento di alcuni rider in incidenti stradali a Milano, purtroppo anche mortali.
Per un Valle d’Aosta attualmente esente dal problema, i controlli hanno restituito la trasversalità del “caporalato digitale” nel resto d’Italia, con la cessione di account concentrata soprattutto nel centro-nord: su 823 lavoratori stranieri controllati, 92 sono risultati in cessione di account (quindi, l’11.2%). Sono state inoltre accertate 23 prestazioni lavorative fornite da persone irregolari rispetto alle norme di soggiorno sul territorio nazionale. Nei controlli è stato individuato anche un minore che lavorava in cessione di account, riaffidato al proprio genitore.