Caso Longarini, il pm chiede di acquisire atti dell’operazione Geenna

08 Febbraio 2019

Si allungano ancora, rispetto al calendario già stabilito, i tempi del procedimento al Tribunale di Milano in cui sono imputati l’ex procuratore capo facente funzioni di Aosta Pasquale Longarini, l’albergatore Sergio Barathier e l’imprenditore alimentare Gerardo Cuomo. L’orizzonte della sentenza, attesa inizialmente per la prossima settimana, slitta ora alla fine di marzo.

All’udienza di oggi, venerdì 8 febbraio, il pm Giovanni Polizzi, che accusa i tre di induzione indebita a dare o promettere utilità, ha infatti chiesto al Gup Guido Salvini l’acquisizione di documenti al fascicolo processuale. Il giudice, vista la corposità del materiale oggetto dell’istanza, si è riservato la decisione. Si pronuncerà in merito il 18 febbraio, occasione in cui è previsto anche l’inizio della discussione delle parti, cioè la requisitoria del pm e le arringhe delle difese.

Una nuova udienza, che dovrebbe diventare quella conclusiva, è stata quindi fissata per il 22 marzo prossimo. Nel dettaglio, la Procura ha chiesto di integrare nel fascicolo vari atti dell’operazione Genna della Dda di Torino: l’ordinanza del Gip Silvia Salvadori che ha disposto i sedici arresti scattati, l’annotazione conclusiva e relativo seguito. Inoltre, il pm punta ad acquisire anche una comunicazione di notizia di reato del 2015 di un procedimento contro Barathier.

Materiale probatorio per l’accusa, dal momento che vi compaiono nomi e situazioni ritenuti pertinenti anche alle imputazioni nei confronti dell’ex pm aostano, del titolare dell’Hotel Royal e Golf di Courmayeur e del “patron” del “Caseificio Valdostano”. Trattandosi di un giudizio con rito abbreviato, ogni variazione dei contenuti del fascicolo può rivelarsi significativa.Le difese degli imputati Longarini (gli avvocati Anna Chiusano e Claudio Soro) e Cuomo (i legali Maria Rita Bagalà e Gilberto Lozzi) hanno manifestato opposizione all’istanza, mentre quella di Barathier (assistito dagli avvocati Fulvio Simoni e Jacques Fosson) si è rimessa alla decisione del giudice.

Secondo la Procura meneghina, mentre indagava su reati tributari a carico di Barathier, Longarini (che il Csm ha reintegrato ed è oggi in servizio come giudice al Tribunale di Imperia) avrebbe “sollecitato” il comproprietario dell’albergo di lusso ai piedi del Monte Bianco a cambiare il fornitore alimentare, nell’ottica di favorire l’imprenditore “amico” Cuomo, garantendogli una fornitura annua da 70-100mila euro annui.

Inoltre, il solo Longarini è accusato anche di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento. Per gli inquirenti, saputo – per ragioni legate alle sue funzioni – dell’inchiesta torinese, avrebbe “avvisato” Cuomo, repentino nell’interrompere, dall’inizio del 2016, ogni rapporto con Giuseppe Nirta, il pluripregiudicato ucciso in Spagna l’anno dopo. I rapporti tra l’imprenditore alimentare e il 52enne di San Luca erano all’attenzione dei Carabinieri del Gruppo Aosta.

Nelle scorse udienze erano stati sentiti lo stesso Pasquale Longarini (la sua scelta di rito alternativo era stata infatti condizionata all’essere esaminato in aula, mentre è “secca” per gli altri due imputati), nonché (su citazione del Gup Salvini, che ne ha comunque facoltà) l’avvocato Roberto Craveia del foro di Milano. Il legale aveva co-difeso Barathier in un processo per reati tributari e le domande per lui hanno riguardato alcune circostanze dei rapporti tra Longarini e l’albergatore. Il procedimento dinanzi al Gup di Milano è iniziato, con l’udienza preliminare, lo scorso 26 giugno.

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