Centinaia di palloncini bianchi in cielo, Chevrot ricorda il piccolo Mosshin
Un gesto, si dice, vale più di mille parole. E quando ci si trova di fronte all'inspiegabile, la verità di questo assunto si manifesta in tutta la sua potenza.
Un gesto semplice, delicato, sentito, come quello organizzato questa sera dalla scuola primaria di Chevrot, a Gressan, la stessa che frequentava Mosshin Ezzemal, il bimbo di 8 anni di Aymavilles morto venerdì scorso nella piscina comunale di Aosta.
Nessuna voglia di parlare con i giornalisti, “non è una veglia, né una cerimonia” dicono le maestre, è un momento privato, specchio di una piccola frazione che mostra una cicatrice profonda, la più dura da accettare e la più inspiegabile, quella che si prova nell'affrontare la morte di un bambino.
Un primo incontro a porte chiuse, all'ultimo piano dell'edificio scolastico assieme a bimbi ed i genitori con una psicologa, anche per capire il perché di ritorno in una scuola chiusa da pochi giorni e che si stava già abituando, pigramente, alle stanze vuote, segno che le tanto sospirate vacanze estive erano appena arrivate. Una scuola che oggi si è rianimata di nuovo, in silenzio, per dimostrare tutto il dolore per una perdita così sconcertante.
Il gesto, si diceva: decine di palloncini bianchi lasciati volare in cielo dopo un breve momento di raccoglimento ed un delicato canto di bambini ed adulti assieme proprio lì, seduti nel piccolo giardino di fronte alla scuola, il luogo dedicato allo svago, alla liberazione. I palloncini – alcuni avevano legato in fondo al filo un piccolo foglietto arrotolato, un messaggio per Mosshin – si sono librati in cielo, nell'entusiasmo dei bambini, la cui gioia al volo di un palloncino rimane uno dei segni più belli e limpidi della sorpresa che si cela dietro ad ogni cosa, emblema della bellezza che vedono gli occhi di un bambino, anche in una situazione così difficile.
Perché un gesto, si dice, vale più di mille parole.