Centrale idroelettrica di Fénis: tutti assolti dall’accusa di truffa

23 Ottobre 2018

Nel pomeriggio di oggi, martedì 23 ottobre, sono stati tutti assolti “perché il fatto non sussiste”, dal giudice monocratico del Tribunale di Aosta Marco Tornatore, i cinque imputati del processo nato da un’ipotesi di truffa ai danni dell’ente pubblico nella realizzazione della centrale di Fénis della Hydro Electrique Clavalité (HEC). Gli accusati erano Giulio Grosjacques (56 anni), Federica Berger (40), Emiliano Bosonin (40), Renzo Jacquin (62) e Gian Luca Berger (49), amministratori e tecnici legati a vari soggetti societari emersi nelle indagini condotte dalla Guardia di finanza.

Secondo il pm Carlo Introvigne, gli imputati avrebbero emesso, o fatto emettere, nei confronti della Hydro Electrique Clavalité (partecipata al 36% dal comune di Fénis), una serie di fatture provenienti dalle società “Euriver” e “Costruzioni stradali BGF”, entrambe riconducibili al gruppo Berger, che controlla anche la stessa HEC. Per l’accusa, quelle fatturazioni si sarebbero riferite in alcuni casi a prestazioni inesistenti, in altri a opere mai rese alla Hydro Electrique e, altre volte ancora, avrebbero riportato prezzi esorbitanti rispetto ai lavori di fatto realizzati.

Così facendo – era la contestazione mossa agli imputati – avrebbero indotto in errore il comune di Fénis riguardo i costi di esercizio della HEC. A quel punto, in sede di approvazione del bilancio della Hydro Electrique, l’ente locale avrebbe visto distratti ingenti capitali, finiti alle società interamente riconducibili al gruppo dello stesso socio di maggioranza, che si sarebbe procurato così un ingiusto profitto. Nell’inchiesta, quest’ultimo era stato ritenuto difficile da quantificare, ma valutato in oltre 527.900 euro, vale a dire il 36% delle fatture del periodo 2013-5, al netto dei costi per le opere effettivamente realizzate.

Chiedendosi a voce alta, nella sua requisitoria, “perché la manutenzione costa 100 volte di più che per altri impianti?”, pur considerando che “il salto non è così ampio tra il punto di prelievo e la vasca dove c’è la turbina”, il pm Introvigne, che non ha esitato a paragonare alcuni dei compensi versati al “cachet di Elton John”, aveva chiesto al giudice la condanna per tutti gli imputati, invocando pene di 2 anni e 3 mesi (per Emiliano Bosonin e Federica Berger), 1 anno e 6 mesi (Giulio Grosjacques), 1 anno e 4 mesi (Gianluca Berger), nonché 1 anno e 2 mesi (Renzo Jacquin).

Le difese hanno puntato tutte ad evidenziare l’inconsistenza degli elementi della truffa. “L’architettura societaria, minoranza al comune, maggioranza al socio privato che effettua l’intervento, è la prassi per gli impianti idroelettrici valdostani. – ha detto in arringa l’avvocato Gianni Maria Saracco, difensore di due imputati, con gli altri assistiti dai colleghi Saverio Rodi e Alessandro Quagliolo – E’ la garanzia del socio pubblico che le manutenzioni ordinarie e straordinarie vengano effettuate da una società dello stesso gruppo. Non capisco, non vedo la truffa”.

Il legale, nel chiedere, come gli altri, di assolvere il suo cliente, ha quindi sviluppato un ragionamento matematico-fiscale: “per una ipotesi di truffa da 500mila euro, se li fatturo e pago le imposte, me ne restano meno di 250mila. Ma se, invece di fare tutto questo, aspetto la fine dell’anno, mi prendo la mia quota utili, che sono il 64% dell’utile annuo di 500, e applico la cedolare secca” ne rimangono di più. Considerato che alcuni imputati sono amministratori pubblici (Grosjacques è sindaco di Brusson, ndr) e tutti hanno famiglia, “rischio di fare una truffa e di andare in carcere?”. Dopo un paio d’ore di camera di consiglio, il giudice Tornatore ha emesso la sentenza di assoluzione.

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