Abuso edilizio a Champdepraz, tre condanne e due assoluzioni

10 Dicembre 2021

Tre condanne e due assoluzioni per abuso edilizio e scagionamento “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di gestione non autorizzata dei rifiuti a Champdepraz per tutti gli imputati. Così si è chiuso, nella mattinata di oggi, venerdì 10 dicembre, il processo che vedeva sul banco degli imputati alcuni rappresentanti delle società del gruppo Berger ed un progettista. Il giudice monocratico Marco Tornatore ha letto la sentenza quando erano circa le 11.

Il verdetto

Paola Allietto (48 anni), Federica Berger (42) e Jury Corradin (47) sono stati condannati a 6 mesi di arresti e 30mila euro di multa ognuno, relativamente alla violazione delle norme urbanistiche in un’area del torrente Chalamy. Assolti, per questo capo d’imputazione, l’imprenditore (ed ex sindaco) del paese della bassa Valle Luigi Berger (73) e il figlio Gian Luca (51). L’accusa, rappresentata dal pm Maria Luisa Verna, aveva chiesto 1 mese di arresto e 35mila euro di ammenda per ognuno. La pena scatterà per i condannati se, entro tre mesi dall’irrevocabilità della sentenza, non ripristineranno i luoghi.

Dall’altra imputazione mossa dalla Procura, cioè la discarica abusiva, su un’area a Champdepraz per tutti gli imputati (la contestazione era avanzata solo ai quattro parenti e non al progettista) sono stati assolti, “perché il fatto non sussiste”. Nell’udienza del 16 novembre, la pubblica accusa aveva invocato, in questo caso, 22mila euro di multa per ogni imputato. Il giudice Tornatore si è riservato un termine di 60 giorni per il deposito delle motivazioni.

L’ipotesi di abuso…

Le indagini della Procura erano iniziate nel maggio 2019, concentrandosi su due aspetti. Anzitutto, la riqualificazione di un’area del torrente Chalamy (attuata, secondo l’inchiesta, sollevando il piano di campagna dell’area attraverso la posa di conglomerato bituminoso recuperato da lavori di fresatura stradale). Agli occhi degli inquirenti, quel materiale rappresentava un rifiuto speciale, da smaltire secondo procedure specifiche e non riutilizzandolo in quella maniera. Da qui l’ipotesi di abuso edilizio, cui si riferiscono le tre condanne.

…e quella di discarica non autorizzata

L’ipotesi di discarica abusiva, oggetto dell’assoluzione collettiva, era legata ad un altro quantitativo di materiale, trovato nell’area della “Alfatech Srl” dei Berger, a valle della località Fabbrica, tra l’autostrada e la Dora Baltea. La contestazione, in questo caso, era che il conglomerato sia stato stoccato senza autorizzazione e non in modo corretto. L’area era anche stata posta sotto sequestro dalla Dda di Torino, che indaga sul traffico illecito di rifiuti.

L’area dissequestrata

A quanto si è appreso, tale misura è nel mentre venuta meno, ma il pm del procedimento aostano (che ha comunque vita a sé stante rispetto a quello distrettuale) non facendo sue le motivazioni del dissequestro (legate alle modifiche di un regolamento del 2018 sulla cessazione della qualifica di rifiuto del conglomerato bituminoso)  aveva chiesto comunque delle pene per gli imputati.

“Disegno criminoso complesso”

“Emerge con tutta evidenza dagli atti acquisiti – aveva sottolineato in aula il vice procuratore onorario Verna – la sussistenza di un disegno criminoso complesso, attuato con le condotte in imputazione, finalizzato da un lato alla risoluzione di specifiche e contingenti esigenze di ciascuna” delle tre società in cui gli imputati rivestono cariche (tutte riconducibili ad un unico gruppo familiare) e “dall’altro lato al soddisfacimento dei sottesi interessi economici della proprietà che dal coordinamento operativo di dette condotte vengono garantiti”.

L’opposizione al decreto penale

Per i reati emersi dall’indagine aostana, la Procura (al tempo se n’era occupato il pm Eugenia Menichetti) aveva formulato al Gip la richiesta di emettere un decreto penale di condanna. Una volta spiccato, gli imputati vi si sono opposti, originando il processo terminato stamane.

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