Chi è l’uomo rimasto avvolto dall’ombra del Cervino? La storia dei resti ritrovati a Valtournenche

21 Giugno 2018

Sono numerosi gli elementi messi a fuoco dal Gabinetto interregionale di Polizia scientifica di Torino partendo dai resti di uno sconosciuto ritrovati tredici anni fa, il 22 luglio 2005, a Cime Bianche di Valtournenche, 3.100 metri di altitudine. Numerosi, ma quello che chiuderebbe definitivamente il caso, cioè il nome dello sciatore restituito dal ghiacciaio decenni dopo la sua morte, ancora manca. Per questo, la Polizia ha scelto di raccontare la storia e gli sviluppi di quel rinvenimento, perché oltre agli obblighi giuridici di identificazione, a muovere gli agenti è la volontà di restituire tutto alla famiglia, dandole la risposta che le manca, stando agli esiti degli accertamenti, da quasi settant’anni.

All’indomani della scoperta, il pm in turno alla Procura di Aosta dispone la raccolta e il trasporto del materiale alla medicina legale di Quart, per gli accertamenti del caso e la conservazione. Nel 2010, al Ministero dell’Interno viene istituita la banca dati “Ri.Sc.” (Ricerca Scomparsi), che permette di confrontare i dati dei cadaveri non identificati con quelli delle persone scomparse. E’ allora, nella prospettiva di inserire i reperti spuntati ai piedi del Cervino nel database, che i poliziotti dell’Unità Analisi del Crimine Violento iniziano a raccogliere informazioni.

Una prima ricognizione di giornali (tradizionali e online) va a vuoto, ma al Gabinetto interregionale non si perdono d’animo e iniziano a “scavare” nel materiale a disposizione. Un primo indizio è il brandello di un carnet da sessanta corse della funivia “Breuil – Plan Maison”. La conferma che si trattasse di uno sciatore arriva dal resto dell’attrezzatura: dai ghiacci sono infatti riemersi degli sci Rossignol, modello “Olympique”, che un collezionista ha datato attorno agli anni 40/50 del Novecento, e degli scarponi “Le Trappeur”.

Alcuni dettagli mettono in luce che il loro proprietario potesse essere facoltoso. I bastoncini degli sci sono in metallo, sicuramente di lusso considerando che all’epoca si usavano in bambù. Anche le calzature appaiono di alta gamma, vista la doppia allacciatura anteriore e posteriore. Nella stessa direzione punta anche l’orologio Omega ritrovato. In questo caso, gli agenti – contattando l’azienda – sono riusciti ad ottenere un’ulteriore indicazione, sulla base del numero di serie: quell’esemplare è stato venduto l’8 febbraio 1950, con destinazione “Colonie Francesi”.

Ci sono poi un paio di occhiali, che vista la correzione della lente destra risultano essere appartenuti a un miope, ma è parte del tessuto leggero di una camicia grigio-verde (di cui si è occupata la Polizia scientifica della Questura di Aosta) ad aver aggiunto pezzi preziosi al puzzle. Nell’interno, in rosso, sono presenti le lettere MM, con tutta probabilità le iniziali di chi la indossava, e un’etichetta recita: “Fabriqué specialement pour Bodrigue – Par De Marly”. Il produttore non esiste più, fatto che ha impedito gli agenti di approfondire oltre. Completano il ritrovamento una moneta da cinque lire italiane, raffigurante il grappolo d’uva (la prima fu coniata nel 1946) e un foulard di seta rosso.

Dal quadro complessivo, si ricava il profilo di una persona alta non meno di un metro e settantacinque, probabilmente miope e benestante, dalle iniziali verosimilmente M.M. La morte dovrebbe essere avvenuta nei primi anni cinquanta, perché moneta, sci ed orologio corrispondono nell’orientare verso quel periodo. Gli agenti hanno anche estrapolato il dna dai resti. Il codice genetico sarà utile per eventuali confronti, perché condiviso da tutti i componenti maschi della famiglia appartenenti allo stesso ramo paterno (nonno, padre, fratelli, cugini per parte di padre, ecc…). La speranza degli agenti è che se ne possano attuare: potrebbe significare risolvere il “giallo”.

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