Circonvenzione di un’anziana: 56enne aostana condannata

26 Febbraio 2019

Erano finiti a processo in coppia, con l’accusa di circonvenzione di persone incapaci. Secondo la Procura, due aostani avevano sfruttato la frequentazione di un’ultraottantenne aostana, sola perché rimasta vedova, andando ben oltre l’amicizia e riuscendo a farsi consegnare soldi e disporre benefici patrimoniali. Un’accusa che, al termine dell’udienza di oggi, martedì 26 febbraio, il giudice monocratico Marco Tornatore ha ritenuto fondata solo per Alessandra Maffeo (56 anni), condannata a 2 anni e 6 mesi di carcere, nonché a 1.000 euro di multa. L’altro imputato, Francesco Luigi Chiarolanza (55), ex finanziere, è stato invece assolto per non aver commesso il fatto.

Nella sua requisitoria, il pm Luca Ceccanti non ha esitato a dipingere il contesto plasmato dai due accusati come un vero e proprio “Bengodi”, in cui l’anziana – apparsa agli occhi dalla coppia come una vera e propria “gallina dalle uova d’oro” – “finanziava non solo necessità primarie, ma anche voluttuarie, come periodi di vacanza”. Oltre all’ottenimento di cinquantamila euro (tra contanti e bonifici disposti dal conto dell’ultraottantenne), a Maffeo veniva contestato di essere riuscita anche a farsi co-intestare una polizza sulla vita da circa 300mila euro. Addebiti per i quali il rappresentante dell’accusa aveva chiesto 2 anni e 2 mesi di reclusione per ognuno dei due imputati.

La coppia era difesa dall’avvocato Marco Bich del foro di Aosta, che ha puntato – nel chiedere l’assoluzione per entrambi – sul fatto che si trattasse di prestiti consapevoli. “La signora ha sempre sostenuto che i soldi li ha dati, che sapeva che non li avrebbe rivisti (perché era cosciente delle difficoltà economiche dell’imputata), – ha affermato il legale nell’arringa – ma lo ha fatto per carità cristiana”. Pur capendo che “trovare una gallina dalle uova d’oro porta ad approfittarsene”, ha continuato Bich, “ognuno è libero di disporre dei propri soldi come vuole, finché è in grado di deciderne”.

Al riguardo, se Ceccanti ha ricordato la persona offesa, in occasione dell’incidente probatorio, come “in evidente stato di difficoltà”, tanto che “non riusciva a riferire in modo chiaro e lucido” e “non era in grado di ricordare cosa fosse successo, né quanti soldi fossero usciti dalle sue tasche”, il difensore ha richiamato le “tante persone, nel dibattimento, che ci hanno detto di non aver avuto dubbi sulla sua capacità di intendere e di volere”. Udita la sentenza, l’avvocato ha commentato con i cronisti di aspettare le motivazioni (di cui il giudice ha riservato il deposito entro 45 giorni), ma “farò sicuramente appello”.

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