Cominciano gli interrogatori per l’inchiesta Cheran

10 Marzo 2008
Oggi iniziano i primi interrogatori nell’ambito dell’inchiesta Cheran, che vede coinvolti per turbativa d’asta, amministratori, imprenditori, oltre al sindaco di Challand-Saint-Anselme, Graziano Grosjacques. Questa mattina, davanti al sostituto procuratore Luca Ceccanti, che ha coordinato le indagini, ci sarà proprio il primo cittadino del piccolo paese, che dovrà spiegare la sua posizione. Fiducioso il legale di Grosjacques, Gianni Maria Saracco, del foro di Torino. “Abbiamo massima fiducia nella magistratura – spiega l’avvocato Gianni Maria Saracco, difensore di Fabrizio Pilatone, agli arresti domiciliari da giovedì scorso, e del sindaco Graziano Grosjacques – I miei assistiti hanno dato tutta la loro collaborazione per chiarire tutto”. Poi sarà sentito Bobo Pernettaz, di Aosta. Nei prossimi giorni sarà la volta degli altri indagati tra cui: Giuseppe Gianoglio e Claudio Ferrari, imprenditori di Pont-Saint-Martin, Giuseppe Chapellu Benoni e il suo collaboratore Elio Jacquin di Verrayes, Sonny Perino e l’architetto Alessandro Savio.
 
Per tutti l’accusa è di turbativa d’asta aggravata e continuata. L’inchiesta è partita nel settembre dello scorso anno, quando le fiamme gialle della tenenza del Gran San Bernardo, durante alcuni accertamenti, si sono insospettiti proprio per il numero degli appalti e per il fatto che erano sempre vinti dalla stessa ditta. I finanzieri hanno scoperto così “una consolidata e diffusa prassi illecita – come si legge nell’ordinanza – volta a favorire alcune imprese a fini clientelari o elettorali”. Le sei gare finite nel mirino degli inquirenti si sono svolte tutte tra il 2005 e il 2008. Le indagini sono partite da una fornitura per i fontanili. L’appalto prevedeva un marmo speciale, il verde dorato di Cheran, che solo la ditta di Chapellu poteva fornire. “E’ chiaro – spiegano gli investigatori – che nessun’altra ditta avrebbe potuto vincere". Gli altri appalti riguardano gli arredi urbani e i parchi gioco. La procedura era semplice. Venivano fatte iscrivere ditte non idonee e venivano consegnati preventivi fasulli per aggiudicare poi l’appalto sempre alla stessa ditta. I preventivi venivano consegnati a mano, alcuni erano scritti un po’ a matita, un po’ a penna. "Ovviamente una procedura decisamente insolita”.
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