Compravendita del castello di Introd, indagine della Procura
La compravendita del castello di Introd finisce all’attenzione della Procura di Aosta. Per ora è un fascicolo senza indagati, né ipotesi di reato, il tipo di passo che gli inquirenti muovono per approfondire una situazione. In particolare, il “modello 45” affidato al pm Francesco Pizzato ha la sua genesi in una segnalazione della Regione Autonoma Valle d’Aosta, che proprio ieri ha confermato di non procedere all’esercizio del diritto di prelazione sul bene, oggetto di cessione dagli attuali proprietari – i conti Caracciolo – ad un acquirente privato.
Nella nota in cui riepiloga alcuni dubbi sull’operazione, esaminata dall’avvocatura regionale, l’amministrazione evidenzia agli inquirenti soprattutto una clausola che emerge dalla comunicazione, tramite Pec, per richiedere all’ente di pronunciarsi sulla volontà di procedere a vantare la prelazione (i cui termini scadranno il prossimo 10 maggio). Si tratta di una condizione per cui l’atto tra le parti non assumerebbe efficacia qualora i compratori non versassero una tranche del pagamento al venditore entro la fine del prossimo luglio.
Tale elemento è saltato agli occhi di chi ha analizzato il dossier in piazza Deffeyes ancor di più in assenza di una previsione di “caparra” sulla compravendita. L’acquirente che ha sottoscritto l’atto con i conti Caracciolo è rappresentato da una società immobiliare (cui viene ricondotto un broker), che a sua volta risulta essersi avvalsa di un soggetto intermediario per quest’operazione. La stipula del contratto di vendita tra la famiglia storicamente proprietaria del maniero e il potenziale compratore è avvenuta per 4,8 milioni di euro ed anche questo elemento viene portato dalla Regione all’attenzione dell’ufficio diretto dal procuratore Paolo Fortuna.
Per quanto, sulla base di una perizia disposta proprio da piazza Deffeyes, tale valore sia considerabile congruo rispetto al bene – è il ragionamento contenuto nella segnalazione – lo stesso appare superiore rispetto a quanto potrebbe essere stabilito nel quadro di una trattativa di libero mercato, mentre la prelazione vincola l’esercizio della stessa alla cifra fissata nell’atto tra le parti. Se l’operazione potesse celare un “forcing” per indurre palazzo regionale a pronunciarsi per la prelazione, o una trattativa genuina, verosimilmente diverrà la materia degli accertamenti.