Concorso ginecologi Usl “fai da te”: sei indagati
Una prova “fai da te”, organizzata e gestita con modalità atte ad “aiutare” alcuni candidati “amici”. Chiuse le indagini preliminari, è questo lo scenario per cui sei medici sono indagati, nell’ambito del fascicolo della Procura di Aosta sulle presunte irregolarità nel concorso, bandito dall’Usl nel 2017, per l’assunzione di quattro ginecologi.
Si tratta del presidente dell’allora commissione esaminatrice, Livio Leo (anche primario del reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale Beauregard), di un altro medico chiamato a valutare i partecipanti, Enrico Negroni, e di quattro candidati. A tutti e sei, il pm Luca Ceccanti, titolare dell’inchiesta, contesta l’abuso d’ufficio e la rivelazione di segreto d’ufficio, attuati in concorso.
Stando agli accertamenti del Gruppo Aosta della Guardia di finanza, la prima ipotesi è legata al fatto che la prova scritta si era tenuta attraverso quiz a risposta multipla, mentre la legge prevede che per quel tipo di procedura vadano somministrati ai candidati dei temi da svolgere. Una “variazione” di cui uno dei commissari si sarebbe sostanzialmente attribuito la paternità, durante le indagini.
L’altra contestazione mossa dalla Procura riguarda invece il fatto che i concorrenti oggi indagati avrebbero conosciuto anticipatamente le risposte del test. Un “favore” che, nella tesi degli inquirenti, sarebbe legato alla provenienza professionale comune a Leo, in aziende sanitarie del Novarese. A suffragare la tesi dell’accordo, per il pm, il fatto che tutti e quattro, nel superare la selezione poi annullata dall’Usl, avevano riportato lo stesso voto, cioè 27/30.
Per Leo, nel corso delle indagini, il sostituto Ceccanti aveva chiesto la misura cautelare dell’interdizione dai pubblici uffici. Il Gip De Paola aveva però respinto l’istanza, motivando il diniego con l’insussistenza degli indizi di reato. La Procura ha quindi fatto appello al Tribunale del riesame di Torino, che lo scorso 22 ottobre ha dichiarato interdetto il primario per sei mesi, smentendo così il giudice aostano. L’efficacia del provvedimento è subordinata all’eventuale ricorso in Cassazione di Leo, che per ora resta quindi in servizio, ma con una spada di Damocle non da poco per un professionista che ha prestato giuramento a Ippocrate.
L’andamento iniziale del concorso aveva creato parecchio malcontento negli ambienti ospedalieri, per l’esclusione – alla prima prova scritta, appunto quella contestata – di due ginecologi aostani che da tempo lavoravano al Beauregard e che avevano nella selezione l’opportunità di “stabilizzarsi”. Le indagini erano partite da un esposto presentato dall’allora assessore regionale Emily Rini. L’Usl aveva quindi riformato la Commissione e fatto ripartire la procedura dalla prova annullata.