Concorso Usl, nell’appello bis il primario Leo assolto dalla rivelazione di segreto d’ufficio

05 Febbraio 2025

Il primario del reparto di ginecologia-ostetricia dell’ospedale “Beauregard” Livio Leo (62 anni) è stato assolto dalla Corte d’Appello di Torino, con la formula “perché il fatto non sussiste”, dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio, relativa al concorso bandito dall’Usl nel 2017 per l’assunzione di quattro ginecologi. Si trattava dell’“appello bis”, disposto dalla Cassazione nell’ottobre 2023, annullando con rinvio la condanna originariamente inflitta in secondo grado al medico, allora presidente della commissione giudicatrice del concorso.

La Cassazione, in quell’occasione, aveva altresì deciso l’annullamento, ma senza rinviare ad un ulteriore processo, dell’altra accusa mossa al primario, l’abuso d’ufficio (perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato). A Leo, per entrambi i reati, il Tribunale di Aosta aveva inflitto 10 mesi di reclusione (pena sospesa), il 13 ottobre 2020. La condanna era stata confermata dalla Corte d’Appello di Torino il 14 novembre 2022. In Cassazione, nell’ottobre 2023, la riforma della sentenza e, per un capo d’imputazione, il rinvio al processo tenutosi ora (in cui la stessa Procura generale ha chiesto ai giudici di scagionare l’imputato).

Le indagini sul concorso, sviluppate dalla Guardia di finanza, erano nate da un esposto dell’allora consigliera regionale Emily Rini. Secondo gli inquirenti, il test era avvenuto tramite “quiz”, anziché con domande “aperte”, presentandosi così difforme alle norme in materia. Stando all’inchiesta, la prova era stata preparata con ampio anticipo sulla data dell’esame e i quattro concorrenti ritenuti idonei alla fine della stessa (la procedura era stata poi annullata dall’Usl dopo verifiche interne all’azienda) erano a conoscenza del suo contenuto.

Per i quattro candidati, l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” era scattata già al Tribunale di Aosta, poi ribadita in Appello (ove lo stesso sostituto procuratore generale aveva chiesto la conferma della decisione che li scagionava). Un altro imputato, un dottore componente della commissione giudicatrice assieme a Leo, era stato assolto “per non aver commesso il fatto” in primo grado, ma era invece stato giudicato responsabile dell’abuso d’ufficio in appello. La Cassazione, in analogia di quanto deciso per il primario, aveva quindi stabilito anche per lui l’annullamento senza rinvio della condanna. Al momento, per i fatti, non risultano quindi appurate responsabilità penali.

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