Contenzioso tributario stabile in Valle d’Aosta: nel 2016 depositati in tutto 181 ricorsi

20 Marzo 2017

Rispetto ai tre anni precedenti, nel 2016 il contenzioso in materia fiscale, in Valle d’Aosta, non ha visto significative variazioni. E’ il dato saliente emerso dalla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario tributario, tenutasi stamane, in biblioteca regionale, ad Aosta.

Le cifre sono state annunciate dal presidente facente funzione della Commissione tributaria regionale, Raffaele Di Napoli. Dal 1° al 31 dicembre 2016, ai due organismi chiamati a giudicare i ricorsi (quello provinciale, di primo grado, e quello regionale, di secondo) sono pervenute in tutto 181 istanze.

142 quelle trattate dalla Commissione tributaria provinciale, di cui 110 giunte a definizione con sentenza. Sostanzialmente equo, nella ripartizione, l’esito: 37 decisioni favorevoli all’ufficio, 30 al contribuente, 15 giudizi intermedi, 8 declaratorie di inammissibilità e 20 di cessata materia del contendere.

Per quanto riguarda i 39 ricorsi presentati alla Commissione tributaria regionale (l’“appello” della giustizia fiscale), 40 sono le sentenze emesse. In 18 casi ha avuto ragione lo Stato, in 10 il contribuente. 8 sono stati i giudizi intermedi, 3 le dichiarazioni di difetto di giurisdizione e una di cessata materia del contendere. Quindici, sul totale di quaranta sentenze, i ricorsi proposti per Cassazione.

Numeri che, per quanto stabili rispetto al passato, hanno portato il presidente Di Napoli a ribadire come “l’impegno della collettività e delle istituzioni per uscire dalla crisi non può, per certi versi, prescindere da un sistema tributario efficiente, che assicuri le necessarie entrate, in modo da evitare insopportabili pressioni nei confronti dei contribuenti ed ingiustificati spazi di illegalità fiscale per gli evasori più incalliti”.

La situazione degli uffici delle Commissioni tributarie della Valle d’Aosta è stata giudicata tale da far ritenere “superati problemi di funzionamento, sia per la dotazione di personale amministrativo sufficiente e adeguato alle funzioni allo stesso affidate, che per l’integrazione dell’organico dei giudici che, per quanto riguarda la Commissione regionale, ha visto di recente” l’applicazione di ulteriori tre magistrati.

Alla cerimonia è intervenuto anche il presidente Massimo Scuffi, in qualità di rappresentante del Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria. Nella sua relazione, l’accento è stato posto, tra l’altro, sull’attività di controllo effettuata sulla deontologia dei giudici tributari. “Una problematica delicata, – ha detto – perché si abbina ai principi di autonomia e indipendenza (cioé, alla tanto conclamata terzietà)”. 

“Registrati alcuni fortunatamente isolati episodi di malcostume, – ha aggiunto Scuffi – il Consiglio ha condotto una opera di severo e tempestivo intervento”. Rispetto “ad un caso concreto già verificatosi”, ma anche quale indirizzo generale, è stata infatti deliberata “la volontà di costituirsi parte civile, insieme all’autorità ministeriale, ma distintamente da essa, quale portatore di un proprio interesse istituzionale giuridicamente rilevante, nei procedimenti penali nei quali fossero imputati i giudici tributari”.

Il riferimento è volutamente impersonale (com’è peraltro prassi da parte un “controllore dei controllori”) e casi di malcostume in Italia ne sono stati registrati diversi (il più clamoroso, chiusosi nello scorso luglio, a Milano, con la condanna a 4 anni e 8 mesi di un magistrato tributario, accusato di aver preso mazzette in cambio di “sentenze aggiustate” della Commissione tributaria in cui siedeva).

La questione potrebbe tuttavia porsi anche in Valle. Fino all’assegnazione delle funzioni a Raffaele Di Napoli, a presiedere la Commissione tributaria era infatti Pasquale Longarini, l’ex procuratore capo, agli arresti domiciliari dallo scorso 30 gennaio, con le accuse di induzione a dare o promettere utilità e favoreggiamento. 

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