Contributi per rassegne bovine, per la Corte dei Conti 4 milioni di irregolarità
Dopo la richiesta di costituzione in mora notificata all’avvocatura regionale nell’agosto scorso (mirata a fermare il termine di prescrizione relativamente al 2018), l’indagine della Corte dei Conti sui contributi regionali per le rassegne zootecniche è giunta al termine. Il procuratore regionale Giuseppe De Rosa contesta alle Giunte regionali presiedute da Laurent Viérin (dal 13 ottobre 2017 al 25 giugno 2018) e Nicoletta Spelgatti (dal 27 giugno al 10 dicembre 2018), nonché a tre dirigenti regionali, un danno erariale appena inferiore ai 4 milioni di euro (3 milioni 999mila 787,42 euro, per la precisione).
Le contestazioni
L’erogazione delle misure, sulla base della legge regionale 17 del 2016 (“Nuova disciplina degli aiuti in materia di agricoltura e sviluppo rurale”), è avvenuta attraverso due deliberazioni della Giunta regionale, entrambe del 2018 (una del 3 aprile, per 1,8 milioni di euro, e l’altra del 30 novembre, per 2,22 milioni di euro) e vari altri atti di impegno di spesa e liquidazione (anche di acconti percentuali). Gli accertamenti sono stati condotti dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza.
Secondo la Procura contabile, l’amministrazione ha concesso quelle somme all’Arev (Association Régionale des Eleveurs Valdôtains) per l’organizzazione dei concorsi, in cui però venivano aggirate le finalità “promozionali a favore dei prodotti agricoli” stabilite dalle norme europee (e dalla legge regionale stessa), visto che il “premio” (ritenuto da chi ha indagato ben più cospicuo del valore “simbolico” che gli sarebbe proprio) non andava a una sola bovina vincitrice, ma a un numero più ampio di partecipanti (corrispondente oltretutto, nell’analisi inquirente, alla quasi totalità dei soci Arev).
I politici coinvolti…
Questa, ed altre contestazioni (legate a diversi aspetti del flusso amministrativo degli aiuti, come il programma presentato annualmente dall’associazione), per gli inquirenti contabili avrebbero dovuto condurre Giunte e uffici regionali a non accogliere le domande di contributo presentate dall’Arev. L’invito a dedurre, atto i cui destinatari possono produrre memorie difensive nell’arco di 90 giorni (e le contestazioni della Procura potrebbero essere modificate sulla base delle eventuali deduzioni ricevute), è stato inviato all’allora presidente Laurent Viérin, con gli assessori del tempo Emily Rini, Mauro Baccega, Luigi Bertschy, Jean Pierre Guichardaz, Aurelio Marguerettaz, Alessandro Nogara e Renzo Testolin, nonché all’ex presidente Nicoletta Spelgatti, con gli assessori Elso Gerandin, Stefano Aggravi, Claudio Restano e Paolo Sammaritani.
Per la Procura contabile, oltre alla responsabilità dell’atto deliberativo votato durante il mandato, “la nuova Giunta insediatasi a seguito delle elezioni regionali del 20 maggio 2018” (quella a guida Spelgatti, ndr.) “proprio perché di nuova costituzione, avrebbe dovuto rivalutare ex-novo la materia degli aiuti in argomento, anziché consentire il protrarsi di prassi contra legem avallate dai precedenti governi regionali”.
…e i dirigenti
Quanto alla dirigenza, l’invito a dedurre è stato inviato a Fabrizio Savoye e Cristoforo Cugnod (quest’ultimo non più in servizio) all’epoca al Dipartimento Agricoltura, firmatari del parere favorevole di legittimità su alcuni atti al centro dell’indagine, nonché a Patrizia Mauro, al tempo al Servizio Bilancio, che appose il visto di regolarità contabile sui provvedimenti di impegno. Per il procuratore De Rosa, i primi hanno tenuto un comportamento “affetto da grave imprudenza e privo delle necessaria diligenza”, mentre la seconda è “gravemente venuta meno, negli individuati casi, alla funzione di garanzia devolutale dall’ordinamento regionale”.
Nella lettura inquirente, il visto di regolarità contabile “non consiste nella mera attestazione dell’esatta imputazione della spesa al pertinente capitolo di bilancio e nel riscontro della capienza del relativo stanziamento, ma si estende alla legittimità della spesa ovvero alla sua conformità a leggi e regolamenti”. Pertanto, si contesta alla dirigente che qualora “riscontri irregolarità nelle verifiche di competenza, l’atto di impegno della spesa non va registrato e deve essere restituito alla struttura regionale proponente”. In sostanza, quei soldi, agli occhi di chi ha indagato, non dovevano essere spesi.