Corruzione sotto il Cervino, Chiavazza tace davanti al Gip

23 Novembre 2018

In due non hanno ammesso i fatti, il terzo ha imboccato la strada del silenzio. Sono sfilati oggi, venerdì 23 novembre, davanti al Gip Giuseppe Colazingari, per i rispettivi interrogatori di garanzia, i primi tre degli otto destinatari delle misure cautelari spiccate nell’ambito dell’inchiesta “Do Ut Des”, su un presunto “addomesticamento” di gare pubbliche. I reati contestati dal pm Luca Ceccanti, a vario titolo, includono corruzione, concussione, abuso d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

La figura ritenuta “chiave” del “sistema” in grado di pilotare gli appalti, il 48enne Fabio Chiavazza, ex capo dell’ufficio tecnico del comune di Valtournenche, in carcere da martedì scorso, quando è scattato il “blitz” dei Carabinieri, si è avvalso della facoltà di non rispondere. È rimasto negli uffici del Gip per un quarto d’ora circa, tempo necessario a verbalizzare la sua scelta e per il deposito, da parte del suo legale, l’avvocato Massimiliano Sciulli, di un’istanza di revoca della custodia cautelare in cella, proponendo in subordine gli arresti domiciliari ad Antey-Saint-André, comune di residenza dell’indagato.

Su tale ipotesi, il pm Ceccanti ha espresso parere negativo ed il Gip Colazingari si è riservato la decisione. All’uscita, nei pochi passi tra l’ingresso di Palazzo di giustizia e il van della Polizia penitenziaria fermo ad attenderlo, Chiavazza, avvolto in un piumino colmar scuro sopra un maglione chiaro a rombi, ha rivolto ai cronisti assiepati un sorriso sfociato in una smorfia. Un gesto che non è parso allontanarlo dall’“allure” da “divo” raccontata sia dal suo profilo Facebook (in cui compare anche alla guida di auto lussuose), sia da alcuni episodi delle oltre centotrenta pagine dell’ordinanza che ha portato alla luce l’inchiesta.

Poco dopo Chiavazza, il giudice Colazingari ha ascoltato Ivan Vuillermin, 44 anni, uno dei tre soci della “Edilvu” di Challand-Saint-Victor (tutti finiti ai “domiciliari”), impresa edile che – per gli inquirenti – avrebbe beneficiato dei “favori” del funzionario tecnico, “remunerandolo” con oltre 50mila euro. “Ha dato le spiegazioni che doveva dare. Abbiamo chiesto una misura meno afflittiva, quantomeno che possa andare nei cantieri”, è stato il commento al termine dell’interrogatorio del legale Antonino Fava del foro di Torino, suo difensore. Anche in questo caso, il Gip non si è ancora espresso.

Per primo, ad inizio mattinata, era stato sentito l’ingegnere Anas Adriano Rosario Passalenti, 43enne sottoposto ad obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria, cui la Procura contesta di aver rivelato prima dell’avvio della procedura, ad un altro professionista indagato, la volontà di invitarlo alla gara e i nomi degli altri concorrenti (nell’intento, per gli inquirenti, di consentire la “concertazione” delle offerte, turbando così l’appalto dei servizi tecnici della galleria di Etroubles).

“Abbiamo ovviamente respinto gli addebiti. – ha dichiarato l’avvocato CorradoBellora, che lo difende – Siamo fiduciosi sul prosieguo dell’indagine stessa. Non abbiamo fatto richieste di revoca della misura, allo stato, perché comunque ci son delle indagini in corso. Lasciamo finire il giro degli interrogatori, poi faremo le nostre valutazioni”. Gli interrogatori degli altri cinque indagati colpiti da misure cautelari (gli arrestati Loreno Vuillermin e Renza Dondeynaz e i professionisti Corrado Trasino di Saint-Christophe, Stefano Rossi di Piacenza e Rosario Andrea Benincasa di Caravacio di Torino) si terranno la prossima settimana.

Ivan Vuillermin esce da Palazzo di giustizia.
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