Corte dei Conti, chiuse le udienze sui “furbetti del sequestro”
Con la donazione di parte del suo patrimonio ai figli disposta nel 2017, l’attuale presidente della Regione Antonio Fosson ha voluto sottrarre beni al sequestro scattato il 7 marzo dell’anno dopo (legato alla causa contabile sui finanziamenti regionali al Casinò, di cui i giornali avevano già parlato e quindi “atteso” dai chiamati in giudizio)? L’ufficio inquirente della Corte dei Conti ne resta convinto e, all’udienza di oggi, venerdì 11 gennaio, il procuratore Massimiliano Atelli ha chiesto al collegio giudicante presieduto da Pio Silvestri di esercitare l’azione revocatoria sulle operazioni “sospette”.
Si tratta di un procedimento che, qualora accolto, annulla gli atti per cui viene avviato. Di diverso avviso, i legali del presidente e dei suoi familiari, gli avvocati Massimiliano Sciulli e Massimo Balì, che si sono opposti alla richiesta dell’ufficio inquirente. Anzitutto, per un motivo sostanziale. Per loro, quel trasferimento di una decina di immobili (dal valore fiscale complessivo di 351.700 euro) era l’atto di un padre, che ha individuato (anche confrontandosi con un libero-professionista) nella donazione della nuda proprietà, con riserva di usufrutto, la formula più indicata per cedere ai tre figli quei beni. Una scelta su cui ha influito anche l’infarto che, nel 2016, ha colpito Fosson.
Alla considerazione di carattere più generale, i due legali ne affiancano poi una tecnica: sui beni oggetto della donazione gravava, sin dal 2006, un fondo patrimoniale. Un aspetto che li renderebbe “intoccabili” da un’azione revocatoria, tanto che – hanno ricordato Sciulli e Balì – situazioni analoghe erano state escluse, nel corso delle udienze di “aggiustamento” del provvedimento – dal sequestro di beni e depositi operato nei confronti dei 21 consiglieri, ed ex consiglieri regionali, chiamati in causa nel procedimento conclusosi con la condanna, per 18 di loro, a risarcire la Regione con 30 milioni di euro (a fronte dei 140 contestati inizialmente).
Quella che ha riguardato Antonio Fosson è stata l’ultima udienza riguardante le azioni revocatorie intraprese dalla Procura contabile nell’ambito della causa sul Casinò. In apertura della mattinata odierna era stato discusso il caso del già consigliere Giuseppe Isabellon, che aveva donato buona parte della quota del capitale di una Srl (per un valore nominale di 208mila 350 euro) e costituito, a vantaggio dei figli e su un insieme di 174 immobili un “vincolo di destinazione per la realizzazione di interesse meritevole di tutela”.
Lo scorso 5 dicembre, invece, si erano tenute le udienze riguardanti il consigliere Claudio Restano (che, per la Procura, avrebbe dissipato il patrimonio con la costituzione di un fondo patrimoniale) e l’ex presidente della Regione Augusto Rollandin. Nel suo caso, gli inquirenti avevano nel mirino due donazioni ai figli della nuda proprietà, con riserva di usufrutto a vita, di 289 immobili (prevalentemente terreni), la gran parte in proprietà intera. Una donazione aveva valore fiscale di 559mila euro e l’altra 452mila 300. Le sentenze sull’accoglimento, o meno, dell’azione revocatoria sono attese nelle prossime settimane.