“Crack” dei discount: domiciliari sostituiti dall’obbligo di firma per due arrestati

14 Agosto 2018

La decisione del Gip Paolo De Paola sulle istanze presentate dai difensori dei tre aostani arrestati la settimana scorsa, perché accusati di bancarotta fraudolenta di due società di fornitura alimentare, è giunta nel primo pomeriggio di oggi, martedì 14 agosto. Per Francesco Cannatà (74 anni) e suo figlio Vasco (45), la detenzione tra le mura delle proprie abitazioni si conclude: è stata commutata nell’obbligo di firma presso le forze dell’ordine, fissato dal magistrato per tre volte al giorno ognuno. All’altro componente della famiglia finito in manette, Milo (41), sono invece state rigettate tutte le richieste: resta quindi ai “domiciliari”.

Le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Luca Ceccanti, che aveva espresso parere contrario rispetto ad ogni istanza di revoca ed affievolimento delle misure cautelari, nonché di autorizzare il ritorno alle rispettive attività lavorative (limitatamente a Vasco e Milo, perché Francesco Cannatà è pensionato). Il deposito delle istanze era avvenuto da parte degli avvocati Stefano Moniotto, Stefano Marchesini e Jacques Fosson, legali dei tre, in occasione degli interrogatori di garanzia dinanzi al Giudice per le indagini preliminari, tenutisi venerdì scorso, 10 agosto.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, due delle società cui facevano capo i tre arrestati, attive nella gestione di supermercati “discount” in vari comuni della regione, sono fallite (con sentenze dell’agosto 2016 e dell’inizio di questo mese), a seguito delle presunte distrazioni di fondi dal patrimonio delle stesse, già in condizione di dissesto economico, ad altre aziende del “gruppo” familiare, ancora attive. Il “crack” è stato quantificato dagli uomini del Gruppo Aosta della Guardia di finanza in circa due milioni e mezzo di euro, parte dei quali sarebbero andati anche in spese personali. Le indagini erano partite da alcune verifiche fiscali delle Fiamme gialle relative alle annualità 2012 e 2013. Una quarta persona è indagata a piede libero per concorso in bancarotta fraudolenta.

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