Delitto di Cogne, fine pena per Annamaria Franzoni: è libera

07 Febbraio 2019

Tra alcuni anni d’indulto e molti giorni di liberazione anticipata per buona condotta, i sedici anni di reclusione si sono ridotti a meno di undici e Annamaria Franzoni, condannata per l’omicidio del figlio di tre anni Samuele, il 30 gennaio 2002 a Cogne, è ora libera.

Dell’espiazione della pena, secondo quanto riporta l’Ansa, il Tribunale di sorveglianza di Bologna ha informato la donna, che dal 2014 era in detenzione domiciliare a Ripoli Santa Cristina, località dell’appennino bolognese dove assieme al marito Stefano Lorenzi e ai figli Gioele e Davide si era trasferita una volta lasciata la Valle.

Oggi 47enne, Franzoni, sempre professatasi innocente per i fatti della villetta di Montroz, aveva già comunque ottenuto, in precedenza, il beneficio del lavoro esterno in una cooperativa sociale e alcuni permessi per stare a casa con i figli, di cui il minore nato un anno dopo i fatti che scossero la nostra regione e il resto d’Italia.

Processualmente, la donna era stata condannata a trent’anni di carcere il 19 luglio 2004 dal Gup del Tribunale di Aosta Eugenio Gramola. La pena era stata ridotta (con la concessione delle attenuanti generiche) a sedici anni il 27 aprile 2007 dalla Corte d’Assise d’appello di Torino, quindi il 21 maggio 2008 la Cassazione confermò il verdetto di secondo grado, rendendolo definitivo.

Franzoni, che aveva atteso i pronunciamenti della magistratura in libertà (salvo sedici giorni di custodia cautelare nel 2002, esauriti con liberazione “per carenza d’indizi”), venne arrestata quella sera stessa e condotta in carcere per scontare la pena. Restò in cella per sei anni, quindi – a seguito di una “perizia psichiatrica che escludeva categoricamente il rischio di recidività” – fu scarcerata e ammessa alla detenzione domiciliare.

La pena è scesa a tredici anni grazie a tre d’indulto e la ulteriore riduzione di cui Franzoni ha beneficiato è legata ai giorni di liberazione anticipata ottenuti, una misura il cui presupposto è che il detenuto partecipi all’opera di rieducazione e reinserimento nella società: si può fruire fino a 45 giorni per semestre di detenzione, considerata anche quella domiciliare.

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