Divieto di raggiungere le seconde case: in arrivo i controlli

15 Marzo 2021

L’interrogativo imperversa da sabato scorso, quando è apparsa in rete l’ordinanza del Presidente della Regione Erik Lavevaz, che “fatti salvi i casi di comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità”, ovvero “per motivi di salute”, rende “a coloro che non risiedono” in Valle non “consentiti gli spostamenti in entrata” nella regione “per recarsi presso le proprie abitazioni diverse da quella principale (c.d. seconde case)”.

La domanda, che spopola sui social (ma non solo), è: come si concilia questa previsione con le Faq presenti nel sito del governo, che permettono gli spostamenti tra regioni (indipendentemente dalla “colorazione”) per raggiungere delle seconde abitazioni? Il tema è stato toccato nella riunione del Comitato ordine e sicurezza pubblica tenutasi nel primo pomeriggio di oggi, lunedì 15 marzo, che – con i vertici dell’amministrazione regionale e delle forze dell’ordine attorno al tavolo – ha condiviso la strategia al riguardo.

La “ratio” è nella facoltà, riconosciuta alle regioni, di intervenire con provvedimenti restrittivi delle prescrizioni emanate dall’Esecutivo di Mario Draghi. Essendo questo il caso, il divieto di cui all’ordinanza regionale è legittimamente in essere e il provvedimento firmato Lavevaz costituisce il fondamento giuridico dal quale far discendere i relativi controlli. Questi, a quanto si apprende, non mancheranno, proprio per dare senso compiuto al contenuto dell’atto emanato dalla Regione sabato scorso.

Tanto che, a breve, il “tavolo tecnico” delle forze di polizia si metterà in moto per disporre le modalità delle verifiche, senza escludere nemmeno i “filtraggi” visti all’ingresso della Valle durante il primo “lockdown”. La logica che ispira tale linea – è emerso dalla seduta – è quella della protezione del sistema ospedaliero regionale, reale vulnerabilità della Valle parlando di lotta al Covid-19, considerato che intervenire quando il numero di casi ospedalizzati s’impenna è problematico, oltre che tardivo.

La valutazione delle autorità rappresentate nel Cosp è che la Valle ha sfiorato la “zona bianca” per un soffio e che la classificazione che la ha portata a colorarsi di arancione è stata ugualmente questione di variazioni numeriche minime. Limitare l’accesso alle seconde case, parallelamente all’avanzare della campagna vaccinale, ha l’obiettivo di creare e preservare le condizioni per un possibile ritorno in “giallo” all’indomani della Pasqua (che sarà in “zona rossa” per tutta l’Italia).

La strategia, però, vede anche del dissenso. Una prima presa di posizione è giunta dalla Lega Nord, che ha parlato di “misura incomprensibile dato che, in questo momento, il grande flusso turistico viene meno rispetto ad altri periodi dell’anno”. Non nota è poi la reazione del comune di Courmayeur, che negli scorsi giorni ha lanciato un “manifesto per lo smart working etico”, candidando la località a meta ideale per coniugare il lavoro in digitale con le meraviglie naturali, ma è plausibile che qualche perplessità ai piedi del Bianco ci sia eccome.

L’iniziativa (nata anche con il coinvolgimento di Skyway e degli albergatori) può infatti essere condizionata dal provvedimento di sabato scorso, tanto che il consigliere regionale Stefano Aggravi (che a Courmayeur vive) ha twittato oggi: “Ha senso promuovere lo #smartworking da parte dei turisti nelle nostre località e poi vietare l’accesso alle seconde case? #lockdownvda #ordinanze”. L’interrogativo resta in sospeso, assieme alla sensazione che sul contrasto alla pandemia il “Sistema Valle d’Aosta” continui a trovare delle difficoltà a dialogare.

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