Dossier Sitrasb, tutto quello che il nuovo Presidente deve sapere

31 Agosto 2018

Dopo Finaosta, la prossima partecipata di rilievo di cui dovrà occuparsi la Giunta Spelgatti è Sitrasb, che gestisce il traforo del Gran San Bernardo. L'indicazione dei nuovi vertici era attesa già oggi, venerdì 31 agosto, ma è slittata, pare alla prossima seduta dell’esecutivo, con l'ex parlamentare (anche europeo) Luciano Caveri in "pole position". La società, dal capitale di 11 milioni di euro detenuto al 63.5% dalla Regione e al 36.5% dalla Sav Spa, è uno dei “gioielli” delle controllate di piazza Deffeyes. Il futuro presidente riceverà però, nel passaggio delle consegne con l'uscente Silvano Meroi (espresso dal governo Viérin lo scorso novembre, per sostituire il dimissionario Omar Vittone), una serie di dossier da non sottovalutare, per il loro potenziale impatto sui conti.

Fine 2017, precipita la volta, cadono i ricavi

Li indica la relazione del Consiglio di amministrazione al bilancio chiuso allo scorso 31 dicembre. Nell'ultimo esercizio, Sitrasb ha fatto registrare un utile appena inferiore a quattromila euro. Per gli analisti, un “sostanziale pareggio”. Il risultato viene però definito “di grande significato”, perché condizionato pesantemente dai novantacinque giorni di chiusura cui il tunnel è stato costretto dall'incidente del 21 settembre 2017, quando cedette un tratto di volta. Un “colpo” che ha fatto scendere i ricavi totali a 9,9 milioni di euro (erano 11,6 nel 2016) e a 8,57 milioni di euro (dagli 11,34 dell'anno prima) i corrispettivi da pedaggi.

Ciononostante, le indicazioni positive ci sono. Escludendo il periodo di semafori rossi obbligati, nel 2017 sono transitati 574.757 veicoli, cioè il 2.29% in più dello stesso periodo del 2016 (quando furono 561.904). Nel paragone con i vicini tunnel del Fréjus (1.781.131 i transiti 2016) e del Monte Bianco (1.990.119), il Gran San Bernardo resta un “fratello minore”, ma il trend lascia verosimilmente la porta aperta ad un saldo ancora più elevato alla fine di quest’anno.

Lo scontro con le imprese

Se sulle prospettive il nuovo Presidente Sitrasb ha di che essere fiducioso, su cosa farà bene a rimanere vigile? Delicato è soprattutto il contenzioso con l'ATI Sina, affidataria del contratto relativo ai servizi di ingegneria per la realizzazione della Galleria di servizio e sicurezza, che sostiene di aver affrontato maggiori oneri e avanza pretese economiche per 3,6 milioni di euro.

L'associazione di imprese sinora si è mossa senza andar per tribunali, ma ha “significato che intende agire anche in via giudiziale”. Per quanto gli amministratori giudichino “nel complesso infondata” la richiesta della controparte, “si ritiene opportuno mantenere un importo pari a 180mila euro a fondo rischi in bilancio”, in vista di consulenze legali e tecniche. Dopodiché, gli esiti della vertenza si vedranno.

Il contenzioso tributario

La questione è definita, ma ha comportato un'esposizione importante nell'anno in corso. Al termine di un'ispezione del 2017, la Guardia di finanza ha contestato alla società – per gli esercizi dal 2012 al 2015 – il calcolo e il versamento di minori imposte rispetto a quanto dovuto se avesse applicato correttamente la normativa fiscale (variata nel 2011), deducendo in un solo esercizio, anziché in sei, le spese di manutenzione eccedenti il fondo fiscale.

Per chiudere i conti con l'erario l'azienda ha optato, riguardo al 2012, per l'adesione all'accertamento eseguito dall’Agenzia delle entrate e, per le annualità dal 2013 al 2015, per il ravvedimento operoso. In totale, 661.686 euro, di cui 576.952 di maggiore Ires dovuta e 84.734 tra interessi e sanzioni. La quota della maggiore imposta, trattandosi di un errore di imputazione del periodo, potrà essere recuperata nei prossimi sei esercizi, attraverso la diminuzione del reddito fiscale. Così non sarà però per interessi e sanzioni e l’esposizione immediata resta un elemento di attenzione per chi sederà sulla poltrona di Presidente.

Il futuro della concessione

Se per alcune società autostradali le concessioni con lo Stato sono una vera e propria “cassaforte”, per Sitrasb anche questo fronte è “caldo”. Le novità normative introdotte nel 2006 nel settore implicano, tra l’altro, la determinazione di un canone dovuto ad Anas, la fissazione di un sovraprezzo tariffario in favore della stessa e la progressiva sostituzione degli accordi in essere con una convenzione unica.

Modifiche che Sitrasb ha ritenuto, da subito, non poter “operare automaticamente senza andare ad alterare gli equilibri e gli accordi in essere con la concessionaria svizzera”. La concessionaria italiana ha sollevato “inevitabili riflessi di natura internazionale”, sulla base dei quali ha presentato ad Anas, nel dicembre del 2007, una bozza di nuova convenzione, a corredo del piano finanziario 2006.

Quel documento prevedeva, a fronte della realizzazione della galleria di servizio e di sicurezza, anche “la proroga della concessione sino al 31 dicembre 2050 ed un aumento tariffario del 3% per tre anni”. Lo Stato "sembrava a suo tempo aver benevolmente accolto le motivazioni”, ma undici anni dopo l'ipotesi di nuovo accordo “permane tuttora allo stato di bozza”. Resta quindi in vigore quello firmato l’11 marzo 1964, destinato a scadere il 31 dicembre 2034, con sedici anni in meno per completare le azioni residue dei documenti finanziari: non pochi.

Comunque in agenda

Il futuro vertice Sitrasb farà bene anche a monitorare le politiche di riduzione dei transiti di mezzi pesanti della Confederazione elvetica. Oltralpe, sin dal 2001, esiste la “Tassa sul Traffico Pesante Commisurata alle Prestazioni”, applicata a tutti i mezzi superiori alle 3,5 tonnellate. Dal 1° gennaio 2017, il Consiglio federale l’ha aumentata, per incentivare ancora il trasferimento su rotaia. È vero che, ad oggi, il 95% dei transiti totali è costituito da mezzi leggeri, ma in proiezione gli introiti da “poids lourds” possono diminuire ancora.

Infine, chi siederà al timone della società sappia che i compensi al presidente e agli altri quattro componenti del Consiglio di amministrazione, nel bilancio 2017, sono scesi a 150mila euro (dai 168mila del 2016), mentre quelli per i quattro componenti del Collegio sindacale risultano leggermente aumentati (da 61 mila euro di due anni fa a 63mila euro). La valutazione su queste voci, però, trattandosi di società a capitale maggioritariamente pubblico (e quindi appartenente alla collettività), è questione di punti di vista.

Exit mobile version