Dramma a Aymavilles, una vicina: “Urla e rumori, pensavo giocassero”
A Crétaz Saint-Martin di Aymavilles, nei dintorni della casa in cui si è consumato il dramma dell’omicidio-suicidio attuato in nottata dalla 48enne Marisa Charrère, regna il silenzio, reso ancora più glaciale dalla temperatura invernale, appena scalfita dai primi raggi di sole.
Poco distante, accanto alla chiesa parrocchiale, il sindaco Loredana Petey si trova a fare i conti con i numerosi cronisti. “Accettare quanto accaduto, – sospira – è impossibile. Aymavilles ha quasi 2100 abitanti. Tutti si conoscono, i bambini vanno a scuola insieme”.
Il Sindaco, che ha saputo della tragedia nel cuore della notte (“mi ha chiamata il vicesindaco, avvisato da un vicino”), parla di “uno strazio”. Conosceva bene Marisa Charrère, “perché abbiamo la stessa età” e i figlioletti Nissen (7 anni) e Vivien (9), che la donna ha deciso di portare con lei, praticando loro un’iniezione letale, nel viaggio senza ritorno. “Facevano sci di fondo – spiega con delicatezza – uno aveva iniziato le gare. Seguivano le orme del nonno”.
“Li avevo visti, loro tre, ancora sabato scorso, all’insediamento del nuovo Parroco del paese”, racconta ancora il primo cittadino. Segnali premonitori non se ne erano notati: “sembrava assolutamente tutto in ordine”. La stessa frase che ripetono diversi colleghi di Marisa, vista ancora l’altro ieri sul lavoro, al reparto di cardiologia dell’ospedale “Parini”.
Dalla storia della donna affiorano alcuni dolori non indifferenti, legati alla perdita del padre in giovane età e di un fratello, morto anni addietro in un incidente stradale. Nulla che spieghi esaustivamente il gesto estremo, certo, ma avversità che, lungo un cammino interrottosi a 48 anni, possono aver contribuito ad aumentare un fardello. La madre di Marisa, invece, è ancora viva ed abita nella stessa abitazione in cui si è consumato il dramma.
Davanti alla casa in tinta chiara, con gli infissi in legno scuri chiusi, c’è solo un altro vicino. È Simone Reitano, che vive qui da tre anni. Dice di non aver mai “notato avvisaglie”, di non aver mai “sentito litigare la coppia”, che descrive, assieme ai figli, come “una famiglia affiatatissima”. “Mai uno screzio”, continua, ricordando di averli visti andare a fare “passeggiate in montagna” e “era ancora ieri che giocavano qui in bici”.
Tutto è avvenuto che “ero già a letto”, attorno a mezzanotte. Sua madre, Rita, ripercorre attimi fatti di un “rumore di sedie, poi delle urla. Quindi il silenzio”. “Pensavo giocassero”, va oltre, “chi avrebbe mai immaginato quello che stava succedendo”.
Osvaldo Empereur, agente forestale marito della donna, è rincasato poco dopo. Rita è stata la prima persona in cui è incorso: “è entrato in casa, ha visto la scena e poi è uscito. Mi ha detto: ‘Marisa, Marisa ha ammazzato i figli e si è ammazzata lei!’. Non riuscivano a portarlo via”. Quindi, l’arrivo della Polizia, che ha trovato anche le lettere lasciate dalla donna sul fardello di avversità divenuto ormai insostenibile, e del pm Introvigne
Empereur viene descritto dal sindaco Petey, che lo ha incontrato brevemente in ospedale stanotte, scambiandovi “poche parole”, come “sotto choc”. Sarà purtroppo prima di tutto lui, capofamiglia di quel nucleo “molto conosciuto in paese”, a dover combattere contro il dolore e il peso della ricerca delle risposte alle domande che tutti si pongono.
Interrogativi che diventano anche quelli dei bimbi delle scuole di Aymavilles, funestate negli ultimi anni da lutti di altri piccoli: Ervin Buschino, 4 anni, scomparso nel 2016 ad Ozein, e Mohssin Ezzamal, annegato nella piscina di Aosta ad 8 anni, nel giugno 2017. Drammi improbabili da metabolizzare, cui ora si aggiunge una tragedia in cui ciò che non si riesce a spiegare è probabilmente la vera risposta.