Droga, tentativo di fuga e botte ai poliziotti: 29enne ci “ricasca”. Condannato a 6 anni
Se lo ricordavano dall’ultima volta in cui l’avevano fermato, gli agenti della Sezione Narcotici della Squadra Mobile della Questura. Difficile dimenticarsene: era poco meno di un anno fa, ad Aosta, in via Monte Grivola, e lui, con mezzo chilo di hashish addosso, aveva prima cercato di scappare, poi si era avventato sugli operanti, forte di corporatura ed altezza non esattamente ordinarie. Così, nel pomeriggio di ieri, giovedì 19 aprile, quando lo hanno notato a Nus, durante un servizio di pattuglia, si sono avvicinati per controllarlo. Yassine Samir, marocchino 29enne, ha provato nuovamente a darsi alla fuga nei prati e, una volta raggiunto, ha reagito con calci e pugni ad uno dei poliziotti. Su di sé aveva 42 grammi di cocaina: immediato l’arresto.
Un “copione” molto simile al precedente che stamane, in Tribunale, dov’è stato condotto dinanzi al giudice monocratico Marco Tornatore per la “direttissima”, celebrata con rito abbreviato, gli è valso 6 anni di condanna per spaccio di stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate, oltre ad una multa da 17mila 300 euro. Il magistrato ha quindi revocato la sospensione condizionale di due precedenti sentenze a carico dell’uomo: una, da un anno e sei mesi, relativa all’inizio del 2016, per fatti verificatisi a Torino, e l’altra, da 2 anni, per l’episodio aostano del giugno 2017. La sentenza prevede, inoltre, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Considerato infine il “concreto ed attuale pericolo di reiterazione” del reato, visti anche la manifestata “capacità di procacciarsi stupefacente” (il valore sul mercato della cocaina di cui era in possesso è stimato in 2mila euro) e i precedenti a carico, oltre alla condizione di senza fissa dimora, il giudice Tornatore ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere per Samir, che resterà pertanto in cella a Brissogne. L’accusa, a processo, era rappresentata dal pubblico ministero Carlo Introvigne. A difendere l’imputato, l’avvocato Liala Todde del foro di Torino.