È morto per salvarmi: le parole del superstite del Breithorn ai finanzieri
Ha preso forma, attraverso il racconto reso dal compagno di cordata, un ucraino residente in Polonia, la dinamica dell’incidente sul Breithorn centrale costato ieri la vita a Maciej Jacek Szopa, alpinista 42enne di Cracovia. L’amico ha spiegato agli uomini del Soccorso Alpino della Guardia di finanza di Cervinia che era lui, in realtà, ad essere prossimo a sprofondare. Il compagno lo ha sostenuto, salvandolo, ma il ponte di neve ha ceduto per lo sforzo e Szopa è finito nel crepaccio.
La coppia era ben attrezzata e, ieri, giovedì 11 luglio, aveva completato la scalata di Polluce, Roccia Nera e Breithorn Orientale. L’incidente è avvenuto verso le 16, quando i due – impegnati nel rientro verso Plateau Rosa (da dove avrebbero raggiunto il residence in cui alloggiavano a Cervinia) – erano ormai piuttosto stanchi. Procedevano in conserva ai piedi della parete sud, a 3.900 metri di altitudine, e l’alpinista riuscito a restare fuori dal crepaccio ha detto di aver provato ad estrarre l’altro, senza però riuscirci: la corda era troppo lunga.
Il crepaccio ha andamento obliquo ed è una sorta di imbuto, che si stringe sempre di più. La vittima dell’incidente è verosimilmente rimasta incastrata, arrivando inerzialmente fino ad oltre 25 metri di profondità. Le operazioni di recupero del corpo senza vita, curate dal Soccorso Alpino Valdostano e dal Sagf (e sospese nella serata di ieri per la nebbia), sono state rese particolarmente complesse proprio dal fatto che un solo soccorritore poteva calarsi alla volta, facendosi strada con motosega e demolitore.
Sul corpo, trasportato alla camera mortuaria di Valtournenche, il medico legale ha svolto, com’è prassi nel caso di incidenti del genere, un riscontro esterno, che ha evidenziato un trauma cranico tale da orientare verso una morte avvenuta sul colpo, o comunque sopraggiunta in condizione d’incoscienza.