Freerider morto a La Thuile, le indagini escludono responsabilità dei compagni
Si sono chiusi senza evidenziare responsabilità di terzi gli accertamenti, coordinati dalla Procura della Repubblica, sulla morte di Lorenzo Bonafè, lo sciatore 25enne di Milano deceduto lo scorso 7 dicembre, dopo essere stato travolto da una valanga staccatasi nella zona del Piccolo San Bernardo (La Thuile). Per questo, il pm Giovanni Roteglia, che ipotizzava la valanga colposa e l’omicidio colposo nei confronti dei due sciatori con la vittima quel giorno, ha chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto sull’accaduto.
I tre stavano praticando del fuoripista ed erano arrivati ad un pianoro in cima alla pista 25 del comprensorio, che risultava ancora chiusa in quel momento. La Procura definisce, nell’istanza di archiviazione inoltrata al Tribunale, “comportamento scriteriato” la decisione di superare la fune atta a delimitare l’area ancora non percorribile. Nonostante ciò, la dinamica ricostruita dagli inquirenti, per quanto ricavabile solo dalle testimonianze degli indagati, ha condotto ad escludere loro responsabilità.
Il primo sciatore ha infatti compiuto la discesa sul lato sinistro del canalone, senza che nulla accadesse, seguito da Bonafè che, partendo dal lato opposto, ha attraversato il canalone per raggiungere l’amico. E’ in quel momento che il distacco (formato da neve riportata dal vento, nei giorni precedenti) ha avuto luogo. Il terzo sciatore, stando a quanto appurato, in quel momento non era ancora sceso. Le circostanze descritte dai due sono state considerate verosimili anche dal perito nominato dalla Procura, il nivologo Stefano Pivot.
La massa nevosa si era staccata all’inizio del pomeriggio, verso le 13. Sul posto erano arrivati in elicottero, a seguito dell’allarme dato dallo sciatore incolume, i tecnici del Soccorso Alpino Valdostano, che avevano iniziato le ricerche di Bonafè (il gruppo risultava senza sonda, pala e Artva), trovato grazie all’individuazione di un oggetto ed estratto, in condizioni apparse disperate da subito, da una 70ina di centimetri di neve. Trasportato in ospedale, era morto nelle ore successive.
Gli accertamenti – condotti dagli agenti del servizio di Sicurezza e Soccorso sulle piste da sci della Polizia di Stato in servizio nel comprensorio (le operazioni di soccorso avevano coinvolto anche il Soccorso Alpino della Guardia di finanza di Entrèves e i “pisteur” della società che gestisce gli impianti) – hanno inoltre restituito un pericolo di valanghe, per il giorno e l’area dell’incidente, pari a 3 (marcato) su una scala con 5 per massimo.