“Hai vinto una vacanza”, ma poi ti “rifilano” un set di pentole da 8mila euro

15 Giugno 2016

Tutto inizia con una telefonata. A chi risponde viene proposto un sondaggio, di quelli che capitano sempre più spesso. Poche domande, precedute da una presentazione che si fatica a capire, ma alla fine cosa importa, uno scocciatore vale l’altro. In tutto, meno di due minuti di conversazione. Il tema: le abitudini di consumo. Quanto spesso fa la spesa, dove la fa. Cose così, talmente banali che, una volta posato, ti chiedi a chi possano servire, davvero, informazioni del genere. La mente, però, è tutta sulle parole pronunciate dall’intervistatrice, prima di chiudere la chiamata: “per la sua disponibilità, potrà essere estratto per un premio”.

Tempo pochi giorni e il telefono squilla di nuovo: “si ricorda di noi?”. Come no, l’estrazione. Ecco, manco a farlo apposta e a dispetto di ogni previsione, arriva l’annuncio di essere uno dei “fortunati vincitori”. La fortuna ti ha baciato e per sentire il calore delle sue labbra sulla tua fronte manca solo un trascurabile adempimento: il premio va ritirato in un albergo cittadino, nel fine settimana. Un minimo disturbo, ma compensato da subito, dalla promessa di un “ricco buffet”.

Il copione, fin qui, non ricorda ancora quello di “Totòtruffa ’62”, o di una delle tante altre opere cinematografiche dedicate all’arte dell’abbindolare il prossimo. Però, arrivati a questo punto, la macchina del raggiro è spietatamente già in moto. Non è chiaro a quanti valdostani sia accaduto quanto raccontato sin qui, però non devono essere stati pochi, se chi ha messo in piedi l’operazione  – nominalmente, una società di Padova –  ha ipotizzato, pare, peraltro, riuscendoci, di riempire per due giorni, sabato e domenica scorsi, la sala di un noto albergo di Aosta, saldando l’affitto dei locali nel giorno dell’occupazione, così da non lasciarsi pendenze alle spalle.

Le scene successive sembrano ancora più frutto della mente di un regista. Una volta arrivati all’hotel, atmosfera febbrile, da convention americana. Sei venuto a ritirare il tuo premio, congratulazioni. Gente sorridente, amichevole come se ti conoscesse da sempre, cibo, bevande. Insomma, sei il numero uno, scelto dalla fortuna. Poco prima di ritirare il tuo coupon vacanza o una telecamera (a questo si riferiva l’estrazione), una piccola proposta commerciale. Non te lo aspettavi, ma in fondo, pensi, di questo vive il mondo ormai, non puoi immaginare di snobbarla a piè pari. Ti paventano l’acquisto di una batteria di pentole. Il prezzo? “Ma nemmeno tanto”. Il clima è quello giusto, magari le casseruole ti servono anche (oltre alle pentole il pacchetto prevedeva un televisore, un tablet, un pc e altri oggetti) e poi, suvvia, vorrai mica non fidarti di chi ti sta per premiare? Insomma, senza troppo riflettere, firmi i fogli che quelle persone sorridenti ti porgono.

A casa, il passaggio alla triste realtà e, per almeno tre valdostani – tanti, ad oggi, si sono rivolti ad associazioni di consumatori – le lacrime. Il contratto sottoscritto, per il quale non hai ancora ricevuto le pentole, perché “arriveranno comodamente a casa”, prevede sì l’importo menzionato, ma per 58 rate, non in unica soluzione. In totale, quasi ottomila euro, oltre ai novanta euro di anticipo.

E c’è poi un aspetto, come spiegano le associazioni dei consumatori, a lasciare poche speranze a chi fosse caduto nella trappola. Assieme al contratto di acquisto, agli sventurati è stata fatta sottoscrivere anche la richiesta di piano finanziario, con una società del settore. Oggi, quando dal “meeting” all’albergo sono trascorsi non più di tre-quattro giorni, si è ancora nei termini per esercitare il diritto di recesso dal contratto sottoscritto. Il problema è che le società e i loro rappresentanti che imbastiscono “operazioni” del genere sono poi abili nel rendersi irreperibili, o nel mutare indirizzo decine di volte. A quel punto, il recesso, non giungendo a corretta destinazione nei tempi, non riceve riscontro, ma la finanziaria che ha anticipato la somma totale al venditore continua ad esigere le rate dall’acquirente, perché la sua parte l’ha fatta.

Codacons e Federconsumatori della Valle d’Aosta stanno preparando in queste ore le raccomandate di recesso, per i valdostani che disperati sono corsi nei loro uffici. E’ stato consigliato di rivolgersi anche alle forze dell’ordine, presentando una denuncia. Ciò che accadrà in seguito è legato ad una moltitudine di elementi –  se i truffatori hanno usato un vero nome, se li si riesce a individuare fisicamente – ma va detto che in alcuni casi, come quello della “vendita di Pellet” a prezzi scontati a Torino, risalente a qualche tempo fa e in cui caddero diversi valdostani, i soldi affidati dagli ignari acquirenti vengono recuperati.

Il copione della “vendita delle pentole in albergo”, purtroppo, è di quelli visti in molte altre località italiane e una ricerca in rete permette di verificarlo senza troppa fatica. Difficile che, appena passati dalla Valle, coloro che hanno ordito la manovra ci riprovino a breve. La speranza è che, raccontando l’accaduto, sempre meno persone restino vittima di raggiri ancor più disdicevoli, perché orditi in un momento di crisi, con le famiglie al minimo della loro capacità di spesa.

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