I primi dettagli sull’omicidio Nirta: “El Italiano” freddato davanti casa da uomini incappucciati

11 Giugno 2017

Trapelano, dal lavoro della Guardia Civil, i primi dettagli sull’omicidio di Giuseppe Nirta, avvenuto nella serata di venerdì 9 giugno in Spagna, ove l’uomo risiedeva per buona parte dell’anno. La dinamica, per com’è stata messa a fuoco finora dagli inquirenti iberici, ricorda una vera e propria esecuzione.

Tutto accade ad Águilas, un comune di 34mila abitanti nella comunità autonoma di Murcia, sulla costa orientale spagnola. Là, nell’area di El Charcón, il 52enne di San Luca aveva in affitto una casa di campagna, alla quale stava facendo ritorno, in auto.

In macchina con il pluripregiudicato c’era la sua partner, una donna romena, che era andato a prendere poco prima, attorno alle 21.30. Quando la coppia raggiunge l’abitazione di Nirta, i due hanno giusto il tempo di scendere dalla vettura: delle persone incappucciate iniziano immediatamente a sparare all’uomo, che finisce a terra, quasi davanti alla porta di casa.  

La compagna riesce a fuggire e, per quanto in stato di choc, a dare l’allarme al 112. Poco dopo le 22, sul posto arrivano la Polizia locale di Águilas, la Guardia Civil e un’unità dei Servizi sanitari d’emergenza della comunità di Murcia. Al personale di soccorso non resta altro, tuttavia, che constatare la morte dell’italiano: i sanitari contano almeno sette ferite di arma da fuoco, una delle quali alla testa, verosimilmente il "colpo di grazia".

Dai primi riscontri degli investigatori, nessuno, nei dintorni, avrebbe notato nulla. Nirta, che alcuni chiamavano “El Italiano”, viene descritto dai vicini come una persona che “viveva in pace, molto cordiale, dai modi discreti”. Il titolare di un bar non lontano, frequentato dal pluripregiudicato che “ogni mattina veniva a prendere il suo espresso”, ha raccontato ad un giornale della zona che “in inverno non lo avevamo visto per quattro/cinque mesi, ma poco tempo fa era tornato”.

Gli investigatori spagnoli stanno cercando elementi utili a comprendere se il delitto sia riconducibile alla guerra tra ‘ndrine calabresi iniziata sul far degli anni novanta, cui la storia del 52enne di San Luca rimanda e che è costellata di fatti di sangue come la strage di Duisburg (nell’agosto 2007, in Germania), scatenata dall’assassinio di Maria Strangio, moglie di Giovanni Nirta, per mano del clan nemico Vottari-Pelle.

Per questo, il dialogo con le autorità italiane (i Carabinieri avevano ricondotto al pluripregiudicato una ditta spagnola nel settore alimentare, la Flos Florum) è aperto. Di certo, al momento, ci sono solo le numerose ferite di arma da fuoco che hanno ucciso uno dei protagonisti del maxi-processo "Minotauro" e dell'inchiesta Longarini-Cuomo, con un colpo sparato al capo.

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