Il Consiglio dei Ministri impugna anche la legge sulle riaperture

19 Dicembre 2020

Finisce davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale sulle riaperture.

Dopo il ricorso al Tar della Valle d’Aosta contro l’ordinanza del Presidente della Regione che ha permesso il 16 dicembre scorso la riapertura di bar e ristoranti, il Consiglio dei Ministri ha deciso nella riunione di ieri sera l’impugnativa dell’articolato, tanto contestato.

Come si legge nel comunicato diversi commi dell’articolo 2 della legge 11/2020 “consentono la riapertura sul territorio regionale di una serie di attività che, al momento, in forza delle disposizioni del DPCM3 dicembre 2020, sono inibite o comunque fortemente limitate sul territorio nazionale, in ragione dell’emergenza epidemiologica determinata dal diffondersi del Covid-19. Tali disposizioni eccedono dalle competenze statutarie e si pongono in contrasto con la disciplina dettata dallo Stato in materia di contenimento e di gestione dell’emergenza epidemiologica, in violazione dei principi costituzionali in materia di tutela della salute, di profilassi internazionale e di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale”.

Un primo giudizio sullo scontro giudiziario aperto da Roma è arrivato nella mattinata di ieri quando il Tar regionale ha bocciato la richiesta di sospensiva dell’ordinanza regionale sulle riaperture di bar e ristoranti. Il presidente del Tar della Valle d’Aosta, Silvia La Guardia ha motivato, nel decreto emesso del giudice, il diniego della misura cautelare con il fatto che “l’ordinanza impugnata prescrive limitazioni più stringenti della normativa, verosimilmente di dubbia costituzionalità, di fatto in vigore nella regione” e considerato “il rischio che la sospensione” del provvedimento “ripristini la più ampia e liberale disciplina dettata dalla menzionata legge”.

Infine, secondo il magistrato, “un’eccessiva instabilità di disposizioni in ordine a minute attività di bar e ristoranti cagionerebbe non solo negli esercenti, ma anche nella cittadinanza, situazioni di crescente sconcerto e disordine nelle quotidiane attività per un periodo del resto brevissimo”, dato che l’ordinanza ha effetto solo fino al termine di questa settimana. Resta l’aspetto di principio della legittimità dell’atto, ma per il Tar lo si potrà discutere anche a “bocce ferme”.

Lanièce non vota la fiducia sul Decreto sicurezza

Nel frattempo proprio per lo scontro apertosi con la Valle d’Aosta, il senatore Albert Lanièce non ha preso parte al voto di fiducia chiesto dall’Esecutivo sulla modifica del decreto sicurezza.

“Non parteciperò per rimarcare il mio dissenso verso l’atteggiamento che il Governo sta assumendo nei confronti della nostra Valle d’Aosta. – scriveva ieri il senatore in un post su Facebook  –  Sarò presente in aula, ma non voterò, perché in questo momento di estrema difficoltà e confusione, l’obiettivo dovrebbe sempre essere il bene per i cittadini e, a maggior ragione, i rapporti tra Istituzioni dovrebbero essere all’insegna della lealtà, del dialogo e della collaborazione.
Al contrario, da parte dei Ministeri, sto vedendo troppa rigidità, tecnicismi e, a tratti, arroganza. Mi auguro che ci sia la sincera volontà di coltivare e di rinvigorire un dialogo necessario per superare questo momento molto complesso, in particolare per chi vive un territorio come la Montagna. Esercitare la nostra Autonomia non è un vezzo fine a se stesso, ma uno strumento per noi irrinunciabile, perché permette alle nostre famiglie di poter vivere in modo dignitoso il nostro bellissimo, ma difficile, territorio”.

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