Il funzionario Chiavazza sospeso dal servizio a Valtournenche

01 Dicembre 2018

La palla sul destino professionale di Fabio Chiavazza, il funzionario comunale arrestato lo scorso 20 novembre dai Carabinieri nell’ambito dell’inchiesta della Procura “Do Ut Des” sull’“addomesticamento” di alcune gare pubbliche, passa a piazza Deffeyes. Il sindaco del Comune di Valtournenche, Jean-Antoine Maquignaz, sede di servizio del geometra 48enne, ha fatto sapere che l’ex responsabile dell’ufficio tecnico è stato “sospeso” e che “tutto è passato agli uffici della Regione che si occupano di queste situazioni per i comuni”, con la pratica che “andrà avanti in base alla legge Madia”.

Dopo l’insediamento della nuova Amministrazione comunale, nel maggio 2018, Chiavazza non era stato confermato nell’incarico e, da luglio, era stato comandato all’Unité des Communes valdôtaines Mont Cervin, che l’altro ieri, giovedì 29 novembre, aveva deciso per la revoca di quel provvedimento, nell’ottica di dare la possibilità al comune di Valtournenche di “assumere le decisioni conseguenti, come datore di lavoro”. Decisioni che non si sono fatte attendere, giungendo nel giro di ventiquattr’ore.

Fabio Chiavazza era arrivato nel municipio all’ombra della “Gran Becca” nel 2016. In precedenza era in servizio a Saint-Pierre (dove, secondo gli inquirenti, nel 2014 aveva già iniziato a “taglieggiare” un imprenditore edile, minacciandolo di revocare un lavoro legittimamente ottenuto se non gli avesse versato ventimila euro) ed a farlo arrivare a Valtournenche sarebbe stata la “segnalazione” all’allora sindaca Deborah Camaschella (che non risulta, ad oggi, indagata) di un libero-professionista oggi coinvolto nella stessa inchiesta, l’ingegner Corrado Trasino.

Dalle parole del segretario comunale Cristina Machet e del nuovo sindaco Maquignaz, riprese nell’ordinanza del Gip Colazingari che ha fatto scattare l’arresto di Chiavazza, emerge come il primo cittadino dell’epoca, poco dopo l’arrivo del funzionario, avesse inserito “nell’ufficio tecnico la propria sorella, Cristina Camaschella” (indagata nell’indagine coordinata dal pm Luca Ceccanti) e che proprio costei e l’ex responsabile del servizio “dominavano tutto l’ufficio tecnico, con atteggiamento di potere su tutti i dipendenti”.

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