Il parere legale sulla revoca del rettore dell’UniVdA non fu danno erariale

17 Marzo 2021

“Mancanza di colpa grave”. E’ la motivazione con cui la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti ha ritenuto infondata l’ipotesi di danno erariale mossa dalla Procura regionale – per un totale di 8.603,84 euro – nei confronti di Antonio Fosson e Chantal Certan, nelle vesti rispettivamente di Presidente e componente del Consiglio dell’Università della Valle d’Aosta (organo in cui sedevano in forza dell’essere Presidente della Regione e Assessore con delega all’università). La sentenza, che segue l’udienza tenutasi lo scorso 11 febbraio, è stata depositata oggi, mercoledì 17 marzo.

Acque agitate all’UniVda

La vicenda affonda le sue radici nelle vicissitudini attraversate dall’ateneo valdostano ad inizio 2019, sfociate in due atti. Con il primo, del mese di marzo, “riguardo ad una frattura venutasi a creare fra una parte consistente del personale docente/amministrativo ed il Rettore pro-tempore” Fabrizio Cassella, veniva dato mandato al presidente Fosson, in accordo con l’assessore Certan, di “effettuare gli approfondimenti di ordine giuridico-amministrativo in ordine a posizioni e scelte”. Si tradusse nell’affidamento, a legali esterni, di un parere “pro-veritate”, dal costo per l’Ateneo pari alla contestazione mossa ai due.

La seconda deliberazione, del mese di maggio, seguita all’acquisizione del documento, stabiliva di non procedere alla revoca del Rettore, opzione prescelta anche per l’imminenza della scadenza naturale del mandato (in chiusura nell’ottobre 2019). Secondo la Procura, “irragionevole si rivelava” la “scelta di affidare ad uno studio esterno la stesura” del “parere legale per addivenire a conclusioni già note e prevedibili” in prima battuta, “destinate a orientare il Consiglio verso una decisione finale che, sin dal principio, si appalesava quale l’unica realmente ragionevole”.

Le ragioni dei convenuti

Tale tesi inquirente veniva sostenuta anche alla luce delle due “interpellanze presentate in Consiglio regionale sullo stesso tema, nelle quali i due consiglieri firmatari, qualificati avvocati, già chiarivano a sufficienza, gratuitamente, quanto” era stato “richiesto di lumeggiare, a titolo oneroso, a legali esterni”. Nel difendersi, Certan (attraverso l’avvocato Fabrizio Callà) ha descritto “l’insanabile frattura, documentata nei verbali del Consiglio, che aveva reso necessaria, e comunque ragionevole” la richiesta del parere, “in mancanza di un ufficio legale interno all’Ateneo”.

Per l’ex Assessore, oltretutto, non poteva essere ritenuta interdetta “qualsivoglia forma di cessazione anticipata dell’incarico rettorale, quantomeno “per simmetria con la sussistenza del potere di nomina”. Quanto all’allora presidente Fosson (assistito dall’avvocato Massimiliano Sciulli), la ricostruzione dei fatti contenuta nell’esposto inviato (nell’ottobre 2019) alla Corte, innescando il giudizio, “era del tutto difforme dalla realtà, versando l’Ateneo in una situazione di estrema crisi e gravità, con conseguente legittimità ed utilità del parere legale esterno”.

La sentenza: vicenda rilevante

“Gli elementi di irragionevolezza diffusamente addotti dal Procuratore regionale” si legge in sentenza, “in particolare in termini di violazione dei principi” di “buona amministrazione, ragionevolezza ed economicità dell’azione amministrativa, non consentono, in concreto, di configurare in capo ai convenuti un’inescusabile e marcata negligenza”.

Il collegio giudicante ritiene poi che “la questione giuridica” da sviscerare non si “disvelava radicalmente scevra da margini di dubbio e di possibile opinabilità”, investendo, peraltro, “una vicenda di estrema rilevanza, in termini organizzativi, per l’Ateneo che appariva di non immediata soluzione”. Da ciò, il rigetto della richiesta della Procura e la liquidazione, a carico dell’UniVda, di 2mila euro a favore della difesa di ognuno dei due ex amministratori.

Exit mobile version