Il protocollo antiviolenza compie un anno e i suoi firmatari aumentano
Nel Salone Ducale del Municipio di Aosta, nel pomeriggio di ieri, mercoledì 31 luglio, per il primo compleanno del Protocollo per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di violenza c’erano i suoi promotori, la Procura della Repubblica e la Questura di Aosta, e molti rappresentanti delle istituzioni che lo hanno sottoscritto. Non solo, perché c’era anche il Soroptimist club, che si è aggiunto, nell’occasione, ai firmatari dell’accordo.
“Ci sono due ambiti sui quali il protocollo si muove”, ha spiegato il sostituto procuratore Carlo Introvigne, dopo gli “onori di casa” del vicesindaco Antonella Marcoz. “Il primo è quello ovvio: fare rete contro la violenza. – ha continuato – Ed è una rete vera. Io ho percepito, come pm che si occupa delle indagini sulla persona, del fatto che ho maggiore facilità a dialogare con enti che non sono solo la polizia giudiziaria. L’interlocuzione con i servizi sociali, con il mondo della scuola, con gli avvocati è più semplice”.
Certo, “si può migliorare, ma abbiamo fatto dei passi in avanti” su quello che “era il primo obiettivo del protocollo”. Dopodiché, l’altro aspetto, “è quello delle iniziative per la cittadinanza, cui tengo particolarmente” e “ce ne sono state tante: mirate alle scuole, nell’ambito di ‘Les Mots’, o sul Cyberbullismo”. La cosa importante è comunque che “alla popolazione arrivi che: ci siamo, abbiamo ciascuno delle competenze e siamo disponibili a metterle insieme a servizio dei cittadini, perché svolgiamo una funzione pubblica per la cittadinanza”.
Guardato con gli occhi di chi opera sul campo, il protocollo ha scaturito effetti interessanti. “Da un punto di vista operativo, due anni fa, – ha spiegato il commissario capo Eleonora Cognigni, dirigente della Squadra Mobile – avevamo avuto una forte incidenza di casi di violenza di genere. Poi, lavorando anche mediaticamente, perché la prevenzione passa per l’informazione, l’entità è scesa. Resta l’incognita del sommerso, ma il risultato è positivo”.
Nato poco dopo, il tavolo interistituzionale, per Cognigni, “ha contribuito a far crescere la consapevolezza di questo tipo di reati. La difficoltà investigativa che abbiamo è che la vittima prenda coscienza del reato. Spesso una serie di sentimenti la portano a non riconoscere la situazione. Parlarne prima fa bene. I casi sono calati vertiginosamente ed è un successo. Per il futuro ci sono tante belle iniziative da organizzare. Fare rete aiuta a diffondere l’informazione, fare prevenzione tutti assieme”.
Poco prima di firmare il protocollo, aggiungendosi – come prima realtà non istituzionale – al novero dei sottoscrittori (e l’auspicio dei promotori è che altre se ne aggiungano), la presidentessa del Soroptimist Manuela Zublena ha sottolineato che il club valdostano “nasce ventisei anni fa e fa parte di un sistema mondiale, che vede circa 80mila socie. In Italia, circa 6mila”. L’organizzazione ha “un occhio di riguardo per il ruolo della donna nella società”. “L’attenzione, più in generale, – ha proseguito Zublena – è rivolta alla promozione dei diritti umani. Si cerca di essere delle antenne sensibili alle istanze della società”.
Tra gli argomenti dell’incontro, il pm Introvigne ha ricordato l’esistenza di un dépliant che riepiloga le definizioni di atti violenti contro la persona e la comunità familiare, oltre ai recapiti e alle informazioni utili dei firmatari del protocollo. “Chi si sente potenzialmente o concretamente vittima di violenza, o sa di qualcuno in questa condizione (non solo donne, ma anche bambini, anziani o chiunque sia in situazione di debolezza), sappia che si può rivolgere, con fiducia”. E “una società con fiducia nelle istituzioni è una società più sicura”.