Il sindacato denuncia: “Vigili del fuoco ‘dimenticati’ nell’emergenza Covid”

22 Maggio 2020

A due mesi dall’inizio in Italia dell’emergenza da Covid-19, il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco aveva effettuato 6.094 interventi legati all’epidemia. In Valle d’Aosta, nello stesso periodo, non si è andati oltre cinque missioni, rappresentate dal trasporto di personale sanitario da Aosta a Torino, dal trasferimento dei ragazzi di una casa famiglia ad una sede protetta e dal cambio di una bombola del gas a persone poste in quarantena, nella cui abitazione il fornitore non poteva entrare.

Sceglie i numeri Luca Pison, componente della segreteria regionale del Conapo, il sindacato autonomo dei Vigili del fuoco, per denunciare ai componenti della V commissione del Consiglio Valle, che l’hanno audito ieri, giovedì 21 maggio, il mancato utilizzo dei professionisti valdostani nella macchina messa in moto per fronteggiare il Coronavirus, “dimenticando che fanno parte dello stesso Dipartimento della Protezione civile”. Un’assenza di attivazione alla base di uno “sconforto disarmante” vissuto al comando di corso Ivrea, perché “è come se avessero chiuso una bella macchina, prestante, dentro un garage e qualcuno ha buttato via la chiave”.

Certo, l’emergenza è sanitaria e i Vigili – “Corpo che fa parte dell’amministrazione regionale, che vi ha investito da vent’anni a questa parte decine di milioni di euro” in risorse, formazione, attrezzature e strumenti – non possono intervenire direttamente su questo aspetto. Tra le alte specializzazioni, ha ricordato Pison ai commissari, esiste tuttavia un nucleo NBCR (acronimo che indica la preparazione dei suoi componenti ad affrontare i rischi nucleare, batteriologico, chimico e radiologico), avrebbe potuto offrire supporto.

Qualche esempio? Il rappresentante sindacale ha citato l’assistenza ai medici “che svolgevano turni massacranti” nelle procedure di svestizione, oppure la creazione in collaborazione con i funzionari tecnici di percorsi pulito-sporco all’interno dell’ospedale, o la fornitura della doccia di decontaminazione a disposizione del Corpo. Ancora, è stato un altro esempio, i Vigili del fuoco sarebbero stati in grado di mettere a disposizione del sistema sanitario i loro container (invece “rimasti inutilizzati in aeroporto”), che essendo robusti avrebbero retto il peso della nevicata del 27 febbraio, sotto cui la tenda montata all’esterno del “Parini” ha collassato, creando “emergenza nell’emergenza”.

Non solo nulla di tutto ciò è avvenuto, ma nemmeno altre funzioni di supporto all’emergenza, o comunque utili per la sicurezza dei Vigili in primis – ha ribadito Pison – sono state attivate. I Vigili del fuoco valdostani, a differenza di quanto fatto nel resto d’Italia dal Corpo nazionale, non hanno potuto geolocalizzare le persone sottoposte a quarantena, perché positive o in vigilanza sanitaria. Risultato pratico? “Nei primi giorni della pandemia, la sala operativa, – ha rivelato amaramente il vigile del fuoco – che doveva gestire qualsiasi intervento di soccorso, si trovava a chiamare il Sindaco del comune interessato, per chiedere se a quell’indirizzo vivessero persone sottoposte a quarantena”.

Al riguardo, è “assurdo che un Sindacato debba scrivere al Prefetto, per richiedere dei dati che il Capo della protezione civile aveva detto di far circolare liberamente tra gli enti che si occupavano dell’emergenza”. Assurdo è stato definito anche, dall’esponente del Conapo, il fatto che uno dei pochi compiti che la Protezione civile ha chiesto ai Vigili del fuoco di fare (per quanto “solo dopo che il Sindacato ha incontrato il Prefetto”) non sia stato possibile. Si trattava di controlli, sollecitati nel giorno di pasquetta, cioè il 10 aprile, sulla presenza di traffico od escursionisti nella zona di Courmayeur.

I droni del nucleo Sapr, che comprende 4 apparecchi e 7 piloti, però, non possono alzarsi in volo dallo scorso 1° marzo. Essendo quello valdostano un corpo regionale, i suoi aeromobili sono considerati civili e, in quanto tali, a seguito di una modifica della normativa aeronautica, andavano registrati ad “una sorta di Pra” telematico. “Visto che non lo abbiamo ancora fatto”, sono costretti a terra e “abbiamo un investimento di circa 175mila euro fermo”, per “via di una tassa banalissima di 400 euro, che il nostro comando non è ancora riuscito a pagare”. Paradossalmente, i droni dei colleghi del Corpo nazionale “sono considerati aeromobili di Stato” e, in quel caso, “avremmo potuto svolgere i controlli”.

Per i pompieri valdostani, tutto questo “fa male”, anche perché, in vista dell’emergenza Covid-19, il Corpo – ha riferito Pison – aveva acquistato 250 tute, 1000 filtri, maschere per utilizzarli e macchine sanificatrici all’ozono, per pulire i dispositivi personali e gli automezzi, così come i locali della caserma. Il Conapo si chiede pure se queste macchine non sarebbero più utili “su altri fronti, dove c’è un alto rischio di contagio, come l’ospedale, le rsa e le strutture che hanno accolto, e continueranno a farlo, malati” di Coronavirus.

Alla mortificazione professionale, in queste settimane, per i professionisti valdostani si aggiunge una ulteriore difficoltà. “In Valle d’Aosta ci si conosce tutti e tutti vedono il lavoro che sono stati chiamati a fare i volontari. – ha concluso Pison – Diventa difficile una risposta sindacale sul perché il professionista, che è dipendente dell’amministrazione regionale, viene pagato e non è stato utilizzato”. Una risposta che, a voler essere pignoli, ma nemmeno troppo, potrebbe non interessare solo agli appartenenti al Corpo.

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