Impero Rollandin, Igor Rubbo: “C’è ancora qualcuno che dice no”
Il quadro sulla Valle d’Aosta che emerge, in questi giorni, dalla lettura delle carte è a dir poco desolante: settori dell’amministrazione proni ai voleri di Augusto Rollandin e della sua rete, liberi professionisti asserviti e riconoscenti, silenzi di convenienza che rispondono al motto “non si può mai sapere, un domani magari avrò bisogno”.
Eppure il dipinto che viene fuori dagli atti delle indagini della Procura non si può dire del tutto esaustivo: “Ci sono ancora persone in amministrazione che, non senza fatica, hanno provato e provano a non dare loro retta e ad opporsi a questo sistema” ci racconta Igor Rubbo, dirigente regionale e già direttore generale dell’Usl.
Igor Rubbo viene suo malgrado citato nelle indagini della Procura: insieme al direttore sanitario Pier Eugenio Nebiolo si è opposto alle richieste, provenienti in primis da Peinetti e da Rollandin, in merito alla riorganizzazione dell’Azienda Usl e in particolare relative alla centralità della figura del direttore generale. Il pm lo descrive come “non sufficientemente malleabile agli occhi di Peinetti”, lui ci va giù più duro “diciamo che abbiamo alzato un vero e proprio muro, che non è piaciuto, si vede che erano abituati diversamente”.
L’ex direttore generale dell’Usl chiarisce anche un passaggio che riguarda anche l’Assessore Luigi Bertschy prima contattato da Rollandin, poi incontrato assieme a Peinetti. “Non ho assistito all’incontro, ma so di per certo che il dopo è stato senza esito: non abbiamo cambiato i nostri progetti di riorganizzazione dei dipartimenti e delle strutture. Se così fosse stato mi sarei dimesso”. E poi aggiunge: “Nel periodo in cui sono stato a capo dell’Azienda Usl non mi è mai arrivata dall’Assessore Bertschy nessuna richiesta di assecondare a livello amministrativo le pretese politiche di Peinetti e Rollandin”.
Sul ruolo del dipendente e dirigente regionale Rubbo ha le idee chiare: “L’influenza politica non può tradursi in influenza amministrativa ovvero non può avere effetti su atti come un appalto o un concorso”. E comunque, chiosa Rubbo, in un concorso “per me vince sempre il migliore, non importa se viene da fuori o se prende il posto di persone che da anni lavorano in azienda”.