Inchiesta Casinò, dopo ulteriori accertamenti chiuse definitivamente le indagini
Dopo la chiusura iniziale delle indagini preliminari (lo scorso febbraio), visti gli atti difensivi di alcuni indagati ed effettuati nuovi accertamenti (anche sentendo diverse “persone informate sui fatti”), la Procura riformula le contestazioni agli otto coinvolti nell’inchiesta penale sui finanziamenti e sui bilanci del Casinò di Saint-Vincent. I nuovi avvisi, con gli addebiti che sostituiscono quelli emersi in precedenza, sono stati notificati oggi, giovedì 17 maggio, dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, cui il pm Eugenia Menichetti ha delegato le attività investigative.
Gli indagati restano i precedenti vertici della casa da gioco (gli amministratori unici Luca Frigerio e Lorenzo Sommo), il collegio sindacale all’epoca dei fatti al centro dell’inchiesta (Fabrizio Brunello, Jean-Paul Zanini e Laura Filetti), nonché gli amministratori regionali – in carica e del passato – Mauro Baccega, Ego Perron ed Augusto Rollandin. Anche le ipotesi di reato restano quelle già sostenute inizialmente dalla Procura, cioè le false comunicazioni sociali e la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, ma rimodulate negli episodi presi in esame dagli inquirenti. Si aggiunge poi la contestazione della responsabilità amministrativa nei confronti della "Casinò de la Vallée" per i reati ipotizzati agli amministratori della stessa.
Le imposte anticipate, per ridurre le perdite
Secondo gli inquirenti, il collegio sindacale e i due ex amministratori unici avrebbero esposto, nei bilanci del Casinò degli esercizi 2012, 2013, 2014 e 2015, “fatti materiali non rispondenti al vero in ordine alle condizioni economiche della società”. Così facendo, avrebbero “indotto in errore la Regione”, che ha deliberato finanziamenti all’azienda per 140 milioni di euro nell’arco di più anni (al centro dell’ipotizzata truffa, nella stessa inchiesta, ed anche di un’indagine della Corte dei conti per presunto danno erariale di pari importo, nei confronti di ventun politici e di un dirigente regionale).
In particolare, è la tesi dell’accusa, sindaci e responsabili della Casa da gioco “stanziavano imposte anticipate ai fini Ires sulle perdite, in assenza di attendibile prospettiva che la società tornasse in utile negli esercizi successivi” e quindi potesse riassorbirle. Nella ricostruzione della Guardia di finanza, ricalcolata rispetto alla precedente chiusura delle indagini, l’alterazione sarebbe avvenuta per “6.795.237 euro nel 2012, per 8.264.361 euro nel 2013, per 5.951.598 euro nel 2014 e per 1.458.203 euro nel 2015”.
Altresì, per gli inquirenti, si sarebbe omesso, negli stessi anni, “di recuperare gli importi stanziati per imposte anticipate”, così esponendo “una perdita di esercizio di 18.624.128 euro nel 2012, quando le perdite effettive erano di 26.564.912 euro”; di “21.083.982 euro nel 2013”, contro “37.649.127 euro”; di “19.139.190 euro nel 2014”, anziché “41.655.933 euro”; di “18.566.046 euro nel 2015”, a fronte di una valutazione di deficit degli inquirenti di “42.540.992 euro”.
Infine, l’accusa è che, sempre nei bilanci dei quattro esercizi finiti sotto la lente d’ingrandimento, siano stati esposti indebitamente “crediti per imposte anticipate”, rispettivamente per gli importi di “7.940.784 euro, 16.565.145 euro, 22.516.743 euro e 23.974.946 euro”.
La truffa: “gli indagati sapevano la vera situazione”
Per il pm Menichetti, gli ex assessori al bilancio (in vari periodi) Rollandin (che lo fu “ad interim”, da presidente della Regione), Baccega e Perron, in concorso con gli ex amministratori Frigerio e Sommo e con i sindaci Brunello e Zanini, consapevoli, in ragione dei rispettivi ruoli, “della reale situazione economico patrimoniale del Casinò”, della “consistenza delle perdite e della inconsistenza dei piani di sviluppo” avrebbero indotto in errore la Regione (“e la sua partecipata Finaosta”), che deliberava – tra il luglio 2012 e il dicembre 2015 – quattro finanziamenti per un totale appena inferiore a 140 milioni di euro.
Gli “artifici e raggiri” attuati dagli indagati, per la Procura, sarebbero consistiti nel dissimulare nei bilanci oggetto dell’inchiesta “la reale consistenza delle perdite (in modo da poter formulare piani industriali di sviluppo in realtà irrealizzabili) e la prospettiva negli anni a seguire di conseguire ulteriori negativi di esercizio”.
In particolare, Perron e Rollandin – si legge nel nuovo avviso di chiusura indagini – avrebbero poi fatto "credere ai membri del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, in sede di approvazione della delibera concernente la ricapitalizzazione della Casinò de la Vallée (nell’ottobre 2014, ndr.) che si fossero verificati i presupposti necessari per rendere obbligatoria” la procedura di aumento del capitale, “quando in realtà”, per gli inquirenti, non sussistevano. La contestazione è aggravata dall’aver “cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità”.
La responsabilità amministrativa del Casinò
E' la novità rispetto al precedente avviso di chiusura indagini. La "Casinò de la Vallée" viene individuata dal Pubblico ministero quale ente responsabile per l'illecito amministrativo dipendente dai reati "commessi dagli amministratori Frigerio e Sommo", nell'interesse "o, comunque, a vantaggio" della società di gestione della casa da gioco, a favore della quale "venivano approvati i bilanci di esercizio riportanti fatti materiali non rispondenti al vero", nonché al quale "venivano erogati i finanziamenti" regionali.
Ora, gli indagati hanno nuovamente un periodo in cui sono concesse loro varie facoltà difensive. Dopodiché, la Procura procederà alle richieste dei rinvii a giudizio, o ad eventuali archiviazioni, e la parola passerà al Giudice per l’udienza preliminare.