Inchiesta della Procura sul rogo di Aymavilles: ci sono degli indagati
Dalla ricostruzione del rogo verificatosi ad Aymavilles lo scorso 19 luglio, avviata investigativamente nel periodo dei fatti, la Procura della Repubblica individua dei profili di responsabilità, per cui sono avvenute ad oggi diverse iscrizioni nel registro degli indagati, citando anche due società per la loro responsabilità civile. L’ipotesi principale è di incendio (boschivo e non), cui se ne affiancano altre, tra le quali la truffa e la falsità in registri e notificazioni. Non è tuttavia escluso che dalle indagini, coordinate nel massimo riserbo dal pm Giovanni Roteglia ed ancora in corso, emergano sviluppi in grado di condurre a nuove contestazioni o a rimodulazioni di quelle provvisorie.
Non tutti gli addebiti sono mossi ad ogni indagato, la variabile è ovviamente il ruolo rivestito e, anche, la fase dell’evento che ha investito la competenza di ogni figura. Alcune delle iscrizioni hanno carattere “di garanzia”, cioè atti dovuti necessari al compimento di passi utili all’inchiesta, come sopralluoghi, perquisizioni, o approfondimenti su dispositivi tecnico-informatici (richiesti, tra l’altro, su alcuni personal computer della Protezione civile regionale). Gli accertamenti impegnano il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Aosta, l’aliquota del Corpo forestale valdostano della Sezione di polizia giudiziaria presso la Procura e il Nucleo antincendio boschivo del Corpo forestale valdostano.
Le prime attenzioni degli investigatori si sono rivolte all’origine dell’incendio. E’ acclarato che, poco prima delle 15 di quel mercoledì, il ramo di una pianta caduto sulla strada viene urtato da un’auto di turisti provenienti dal Belgio, all’altezza della località La Poyaz, ad Aymavilles. L’incidente crea coda, visto il traffico intenso per il periodo turistico, e due testimoni, tra i quali un automobilista fermo in colonna, riferiscono di notare del fumo più a valle.
La Procura, alla luce delle risultanze investigative attuali, ipotizza che il rogo, in una giornata in cui soffiava un forte vento, sia divampato a seguito di un malfunzionamento temporaneo della linea elettrica Deval che attraversa i due costoni della vallata solcata dal Grand Eyvia. In questo filone sono state notificate due informazioni di garanzia (una al presidente e amministratore delegato della società, Giorgio Pession) e l’azienda elettrica è chiamata in causa anche come persona giuridica.
Un’altra parte d’inchiesta riguarda il presunto concorso di più figure nell’aver determinato l’aggravamento dell’incendio. In essa è iscritto negli indagati il capo della Protezione civile regionale Valerio Segor. Era in carica, in quel momento, da quattordici giorni, dopo la nomina della Giunta Testolin, avvenuta con decorrenza dal primo luglio di quest’anno. “Non faccio commenti, – dichiara il suo legale, Andrea Balducci – in attesa di poter accedere agli atti conclusivi dell’inchiesta, ma confido sin d’ora che la posizione del mio assistito venga stralciata e archiviata”. Assieme a lui, in questo filone, risultano sotto indagine l’amministratore delegato di Sky Aviation (la ditta degli elicotteri intervenuti per lo spegnimento) Alessandro Penco, un pilota ed un altro dipendente dell’azienda.
Tra i vari aspetti presi in esame dagli inquirenti, lo sviluppo delle fiamme in frazione La Camagne ad Aymavilles, dove sono andate distrutte due abitazioni e pesantemente danneggiata una terza dopo che l’incendio aveva “saltato” il costone della valle letteralmente “piovendo” sul pianoro in cui sorge il villaggio.
Infine, nell’ambito delle indagini sull’evolversi delle fiamme ha preso forma un’altra tesi inquirente. E’ quella, cui si riferiscono le formulazioni di truffa e falso, sull’indicazione di un numero di ore di volo degli elicotteri coinvolti nello spegnimento (cui avevano preso parte anche i Canadair della flotta del Dipartimento nazionale della Protezione civile) superiore a quelle effettivamente avvenute (ai fini, nell’impostazione accusatoria, di vedersi riconoscere un maggiore compenso).
Sono indagati, al riguardo, l’amministratore delegato di Sky Aviation, Alessandro Penco, un manager, due piloti e altri due addetti della società (titolare di un contratto d’appalto con la Regione per lo svolgimento di servizi d’elicottero). Anche l’azienda è chiamata a rispondere quale responsabile civile. Sarà la chiusura delle indagini a cristalizzare gli addebiti accusatori, individuando quindi fattispecie e perimetro delle contestazioni mosse dagli inquirenti.