Inchiesta Longarini, udienza rinviata a luglio. L’ex pm e Cuomo orientati al rito abbreviato
È durata il tempo di stabilire il rinvio al prossimo 10 luglio, a seguito dell’adesione allo sciopero dei penalisti, l’udienza preliminare tenutasi oggi, martedì 26 giugno, dinanzi al Gup del Tribunale di Milano, Guido Salvini, a carico dell’ex procuratore capo facente funzioni di Aosta Pasquale Longarini, dell’imprenditore alimentare Gerardo Cuomo e del titolare dell’hotel “Royal e Golf” di Courmayeur Sergio Barathier. I tre sono accusati dalla Procura meneghina di induzione indebita a dare o promettere utilità. A Longarini, inoltre, il pm Guiseppe Polizzi contesta la rivelazione di segreto d’ufficio e il favoreggiamento.
A quanto si apprende, i legali di Cuomo e dell’ex pm aostano, oggi giudice civile al Tribunale di Imperia (dov’è stato trasferito dal Csm), hanno annunciato informalmente la volontà di chiedere il giudizio con rito abbreviato. Per la prossima udienza è atteso il deposito della relativa istanza, scelta che potrebbe essere compiuta anche dalla difesa di Barathier. Si tratta di un rito alternativo in cui non si procede a dibattimento, né a sentire dei testimoni: ai fini della decisione, il giudice tiene conto esclusivamente degli atti contenuti nel fascicolo del pubblico ministero e, in caso di condanna, la pena viene diminuita di un terzo.
Quello alla base dell’udienza preliminare odierna è il primo filone dell’inchiesta che aveva fatto finire in manette, il 30 gennaio 2017, l’allora pubblico ministero della Procura di Aosta, abbattendosi come un fulmine sul palazzo di giustizia cittadino. Per gli inquirenti, Longarini – che stava trattando “un procedimento penale a carico di Barathier per gravi reati” – avrebbe abusato “delle sue qualità o dei poteri di pubblico ufficiale”. D’accordo con Cuomo, titolare del “Caseificio valdostano”, avrebbe sollecitato il responsabile dell’albergo di lusso “ad effettuare forniture di prodotti” dalla ditta alimentare di Pollein. Per la Procura meneghina, l’operazione sarebbe andata a buon fine perché – si legge nel capo d’imputazione – “in effetti Barathier procedeva, assumendo ordini del valore di circa 70-100mila euro” dall’azienda di Cuomo.