Illegittima per la Corte dei Conti la spesa per il bilancio di fine mandato della Giunta Centoz
Nella redazione del bilancio di fine mandato 2015-2020 del Comune di Aosta, commissionata dalla Giunta guidata dall’allora sindaco Fulvio Centoz, “non sono ravvisabili significative utilità, conseguite” dall’amministrazione cittadina “o dalla comunità amministrata, associabili alla pubblicazione di un documento contenutisticamente atipico, realizzato da una fonte diversa da quella legislativamente individuata e sprovvisto di quelle garanzie di genuinità ed attendibilità delle informazioni ricollegabili ai controlli cui avrebbe dovuto essere sottoposto”.
Lo si legge nelle 23 pagine della sentenza, depositata negli scorsi giorni, con cui la sezione giurisdizionale per la Valle d’Aosta della Corte dei conti (presidente Maria Riolo, relatore Roberto Rizzi e componente Diego Maria Poggi) ha riconosciuto – accogliendo la richiesta della Procura regionale, guidata da Giuseppe De Rosa – un danno erariale di 14.972,45 euro nella realizzazione del dossier, condannando nove componenti della Giunta che adottò i relativi atti e due dirigenti a rimborsare la somma al Comune.
La ripartizione della somma da risarcire è stata così stabilita dai magistrati contabili: Fulvio Centoz 2.692,45 euro; Antonella Marcoz, Delio Donzel, Luca Girasole 2.010 euro ciascuno; Carlo Marzi, Andrea Edoardo Paron 1.900 euro a testa; Cristina Galassi, Antonino Malacrinò e Jeannette Migliorin 110 euro ognuno. La condanna al rimborso è poi di 1.580 euro per l’allora segretario generale Annamaria Tambini e di 540 euro per il responsabile dei servizi finanziari Valeria Zardo. A carico dei condannati i giudici hanno posto anche spese per 2.532 euro.
Nella difesa degli imputati, tutti rappresentati in giudizio dall’avvocato Fabrizio Callà, l’Esecutivo aveva prodotto il documento “ai sensi dell’articolo 4 del Decreto legislativo n. 149 del 2011, che ha introdotto per i Comuni l’obbligo di redigere una relazione di fine mandato per descrivere le principali attività normative e amministrative svolte durante l’intero mandato elettorale”. L’adempimento di un obbligo di legge, quindi, in ossequio a criteri di pubblicità e trasparenza.
Una visione non riscontrata dai giudici, per i quali – anzitutto – il “Comune di Aosta, come correttamente osservato” dalla Procura regionale della Corte “nell’atto di citazione, non era obbligato a redigere la relazione di fine mandato”. Inoltre, la sentenza osserva come la soluzione individuata dal Comune capoluogo “non rispondeva, sotto il profilo contenutistico, né nella versione estesa né in quella semplificata, alle prescrizioni” normative in materia.
Sostanzialmente, perché il dossier recava “una rappresentazione non oggettiva ed impersonale delle attività della Giunta comunale, con una suggestiva ostensione, corroborata da numerose fotografie di membri apicali dell’amministrazione, dei successi dell’azione perseguita dall’amministrazione comunale, decisamente priva del carattere dell’impersonalità e dell’oggettività, come stigmatizzato dall’AGCOM, con” una delibera del 13 novembre 2018.
Inoltre, – si legge ancora nella sentenza – la relazione “non è stata redatta, nel segmento temporale appropriato, né dal responsabile del servizio finanziario né dal Segretario generale dell’ente, ma da un soggetto esterno, con conseguenti oneri a carico del Comune”. Infine, il documento “non ha ottenuto la certificazione dell’organo di revisione dell’ente locale” e “non è stata sottoposta al vaglio della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti delle informazioni divulgate”.
Insomma, “ancorché non rispondente ad un adempimento di un obbligo cogente”, l’iniziativa di realizzare il bilancio di fine mandato 2015-2020 “spontaneamente intrapresa è stata solo esteriormente canalizzata in un alveo legalmente definito”. “Nella sostanza, detta iniziativa, – osserva la Sezione giurisdizionale – ignorando le condizionalità che connotavano l’adempimento, si è avvalsa di un titolo di investitura improprio per giustificare una spesa che, altrimenti, non sarebbe risultata sostenibile”. La sentenza può essere impugnata dai condannati presso le Sezioni centrali d’appello della Corte dei conti.
La Corte dei Conti contesta la stesura del bilancio di fine mandato dell’allora Giunta Centoz
29 Febbraio 2024 – Ore 16.43 – di Luca Ventrice
Il bilancio di fine mandato 2015-2020 del Comune di Aosta, la cui redazione è stata commissionata dalla Giunta guidata dall’allora sindaco Fulvio Centoz, “non costituisce obbligo per gli Enti locali dell’Ordinamento regionale Valdostano” e, oltretutto “riportava contenuti all’evidenza propagandistici”.
“Diversi”, quindi, “da quelli chiesti dalla normativa”. Senza contare che “il compito della redazione” fosse “in capo al Servizio finanziario del Comune” e non, come avvenuto, affidandone la stesura ad uno studio di professionisti (la società Acta consulting di Torino, ndr.). Il tutto, violando la legge 28 del 2000 “stabilente per gli Organi comunali il divieto di svolgimento, nel periodo elettorale, di attività di comunicazione non strettamente istituzionali”.
Per questo, si legge nella relazione del procuratore regionale della Corte dei Conti Giuseppe De Rosa, viene contestato all’ex Giunta comunale un presunto danno erariale di 14mila 972,45.
L’Esecutivo scorso – che ha diffuso il documento quasi quattro anni fa esatti, il 24 febbraio 2020 e che è deciso a difendersi durante l’udienza fissata per il mese di maggio –, presentando il bilancio di fine mandato spiegava come sia stato prodotto “ai sensi dell’articolo 4 del Decreto Legislativo n.149/2011 e s.m.i. che ha introdotto per i Comuni l’obbligo di redigere una relazione di fine mandato per descrivere le principali attività normative e amministrative svolte durante l’intero mandato elettorale”.
Nell’introduzione del documento comunale, invece, si leggeva che “in ottemperanza alla massima trasparenza ed alla non autoreferenzialità di questo tipo di comunicazione, ci si è basati su informazioni e dati ufficiali passati al vaglio del Consiglio comunale/Commissioni e/o del Revisore dei Conti” come “i Documenti Unici di Programmazione (DUP) 2016-2017-2018-2019 per la definizione degli ambiti strategici e degli obiettivi da raggiungere” e “i Rendiconti relativi agli anni 2015- 2016-2017-2018 per la valutazione a posteriori del raggiungimento degli obiettivi”.
Le contestazioni della Corte dei Conti, a vario titolo, vanno da circa 110 euro fino ai 2.600 per l’allora sindaco Centoz.